martedì 28 febbraio 2012

Fotovoltaico galleggiante italiano verso la Corea del Sud

Dopo due impianti pilota realizzati in Italia, l'invenzione del ricercatore toscano Marco Rosa-Clot sta per essere realizzata in un bacino artificiale vicino alla capitale della Corea del Sud. La tecnologia Ftcc, alla base del progetto, è nata nei laboratori dell'azienda pisana Sit

Il fotovoltaico galleggiante italiano piace alla Corea del Sud. Nel Paese asiatico è pronto a sbarcare l’impianto basato sulla tecnologia Floating Tracking Cooling Concentrator (Ftcc), invenzione del ricercatore toscano Marco Rosa-Clot nata nei laboratori dell'azienda pisana Scienza Industria Tecnologia (Sit), con sede nel Polo Tecnologico di Navacchio. I pannelli fotovoltaici sono montati su zattere in grado di muoversi per seguire l'andamento del sole, e hanno un sistema di raffreddamento che utilizza un velo d'acqua che scorre sulla superficie. Dopo i due progetti pilota sorti a Suvereto, in provincia di Livorno, e a Colignola, vicino Pisa, quest'ultimo in grado di produrre 30 kilowatt, sufficiente per una decina di famiglie, il terzo progetto verrà installato in un bacino artificiale coreano a sud della capitale Seul. Il fotovoltaico su zattere produce fino al 75% di energia in più rispetto a quello tradizionale, con costi ridotti del 20%. I nuovi pannelli potrebbero costituire una svolta per l'utilizzo del fotovoltaico in Italia.
Fonte (zeroemission.tv)
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lunedì 27 febbraio 2012

Ingeteam e la serra fotovoltaica più grande del mondo

Per l’impianto sardo “Su Scioffu” ha fornito sia gli inverter che i cabinati

Sono ‘firmati’ Ingeteam gli inverter per “Su Scioffu”: il parco solare da Guinness dei primati realizzato in provincia di Cagliari, in grado di generare 20 megawatt di energia, coprendo il fabbisogno energetico annuale di 10mila abitazioni e garantendo una riduzione di 25mila tonnellate nella emissione di Co2.

Per l’impianto sardo Ingeteam- leader nella produzione di inverter fotovoltaici e nella progettazione e realizzazione di componenti per l’elettronica di potenza – ha fornito sia gli inverter della linea Ingecon®Sun Power Max che i cabinati, entrambi fedeli ai più severi standard internazionali e adatti a power plant di ogni potenza.

Tra i primati stabiliti dalla centrale verde di Su Scioffu, – nata dalla collaborazione delle multinazionali Moser Baer Clean Energy Limited (MBCEL) e General Electric – anche i tempi di realizzazione: in 4 mesi infatti il sito è stato costruito e allacciato, completo di 134 serre e 84.400 pannelli al silicio policristallino.

“Essere stati scelti per la fornitura di questo enorme power plant, destinato a fare storia in Italia per dimensioni e impatto sul territorio, è per Ingeteam motivo di soddisfazione e di orgoglio. Rappresenta un ulteriore riconoscimento della qualità dei nostri prodotti da parte di due aziende leader e abituate a ricercare il meglio. – commenta Stefano Domenicali, Direttore Generale di Ingeteam Italia – Con l’impianto di Su Scioffu salgono a oltre 70 i MW di potenza complessiva forniti da Ingeteam nell’ultimo trimestre del 2011 e cresce il numero di partner internazionali con cui abbiamo avviato importanti collaborazioni”.

Tra gli accordi più importanti del 2011 quello da 40 MW di potenza che ha siglato la partnership con Cogip – società di costruzioni con sede in Sicilia e general contractor di grandi infrastrutture e impianti fotovoltaici – e le forniture per Pramac e Qohelet Solar Italia.

A Pramac – realtà di riferimento a livello mondiale nello sviluppo e nella distribuzione di componenti per impianti fotovoltaici – Ingeteam ha fornito inverter per la produzione di 5MW complessivi di energia in Puglia, presso gli impianti di Rutigliano e Sammichele; mentre i 5MW della Qohelet Solar Italia – una delle principali società operanti nel settore energetico in Sicilia – sono stati installati presso l’impianto di Elias, il campo fotovoltaico inaugurato in provincia di Messina.

Fonte (rinnovabili.it)
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giovedì 23 febbraio 2012

Edifici ad energia quasi zero

Incertezza e ritardi nel recepimento della Direttiva 2010/31/UE che dovrebbe trasformare entro il 2020 tutti gli immobili in “Edifici ad Energia quasi zero”.

Il 1° febbraio 2012 la Direttiva Europea 2002/91/CE (Energy Performance Building Directive – EPBD) è stata abrogata ufficialmente, venendo sostituita a tutti gli effetti dalla Direttiva europea 2010/31/UE, più conosciuta come direttiva per la progettazione di “Edifici ad energia quasi zero”.

Anche se questa data è passata tutto sommato in sordina, ci ricorda che il tempo incalza e non ne rimane molto a disposizione degli Stati europei per adeguarsi, mantenendo fede alle promesse fatte in vista del fatidico 2020. Non è segreto il fatto che l’Europa si trovi ancora piuttosto indietro nella strada verso l’efficienza energetica, rischiando di non raggiungere il famoso 20% di riduzione dei consumi, ma di fermarsi solamente al 9%. All’interno di questa gigantesca macchina, il comparto edilizio ha purtroppo un peso molto elevato, essendo il responsabile del 40% delle emissioni nocive totali, una percentuale decisamente troppo scomoda.

Il cammino verso l’efficienza energetica degli edifici ha avuto inizio diversi anni fa e da allora molte leggi, riforme, decreti e direttive, nel bene o nel male, hanno caratterizzato questo percorso, portandoci direttamente alla più recente direttiva europea sull’efficienza energetica.

Dobbiamo tornare a giugno 2010 per risalire alle origini della Direttiva 2010/31/UE, che abbandonava il passato per adeguarsi a poco a poco, agli obiettivi europei del 20-20-20. Tra le novità maggiori che introdusse la direttiva, il concetto di “Edifici ad energia quasi zero”, descrizione destinata a tutti gli edifici “ad altissima prestazione energetica, con fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo coperto in misura molto significativa da energia da fonti rinnovabili, compresa l’energia da fonti rinnovabili prodotta in loco o nelle vicinanze.”

Una Direttiva indispensabile per la riduzione sostanziale dei consumi energetici di un comparto decisamente troppo poco pulito e che delinea un quadro prescrittivo molto preciso, che spazia dalla definizione dei requisiti minimi per ciascun componente edilizio, fino alla definizione della strumentazione finanziaria.

Il miglioramento delle prestazioni energetiche previsto dalla direttiva abbraccia tutto il patrimonio immobiliare, dagli edifici di nuova costruzione fino agli edifici esistenti o ristrutturati, esprimendosi anche in merito ai sistemi tecnici dell’edilizia (impianti di riscaldamento, sistemi di produzione dell’acqua calda, impianti di condizionamento, ventilazione) ed offrendo la possibilità a tutti gli Stati membri, di uniformare i propri strumenti ottimizzando i consumi.

La lunga marcia della Direttiva

Una delle prime scadenze fissate dalla direttiva è giugno 2011. Entro questa data la Commissione europea avrebbe dovuto tracciare un “quadro metodologico comparativo per calcolare i livelli ottimali in funzione dei costi e dei requisiti minimi di prestazione energetica degli edifici e degli elementi”, uno strumento indispensabile per mantenere una linea comune in tutte le rispettive attuazioni normativa delle diverse nazioni.

A partire da questa stessa data gli Stati membri erano chiamati a predisporre un “elenco di misure e strumenti esistenti o di progetto per promuovere gli obiettivi della stessa direttiva”, anche attraverso l’elaborazione di sistemi finanziari e di incentivazione, indispensabili per il passaggio alla realizzazione di edifici ad energia quasi zero. Ma il tanto atteso quadro metodologico comune non ha mai visto la luce, facendo slittare di conseguenza anche tutti i recepimenti nazionali.

Il 9 luglio 2012 sarà la data limite per adeguare le legislazioni statali alla direttiva europea, “adottando e pubblicando le metodologie di calcolo, i requisiti minimi e le prestazioni energetiche destinate a tutto il comparto edile”; per poi passare, l’anno successivo, alla completa applicazione della Direttiva in tutti i campi.

Dubbi, incertezze, richiami da parte della Commissione e multe, imperversano e il 31 dicembre 2020, data in cui tutti gli edifici dovranno essere ad energia quasi zero, sembra sempre troppo lontano per fare paura.

Italia si, Italia no

Il 25 novembre 2010 la Commissione europea aprì una procedura di infrazione a carico dell’Italia per la non completa applicazione della normativa comunitaria riferita al rendimento energetico degli edifici, ancora legataalla Direttiva 2002/91/CE.

Nonostante alcune modifiche normative apportate alla legislazione nazionale italiana (Dlgs 192/2005, Dlgs 311/2006), la Commissione europea non si convinse, richiamando una seconda volta l’Italia il 29 settembre 2011. La contestazione europea si riferiva prima di tutto alla mancanza di una regolamentazione precisa in fatto di certificazione energetica, criticando innanzitutto la procedura italiana che consentiva l’autocertificazione degli immobili in classe G, ed esprimendosi negativamente anche per la mancanza di un regolare controllo sugli impianti tecnici.

Nell’ottobre 2011 ricominciò finalmente l’iter di approvazione della Legge Comunitaria 2011, determinante per il recepimento italiano della direttiva europea 2011/31/UE e che subì, nella sua versione precedente (Ddl Comunitaria 2010), una battuta d’arresto venendo bocciata dalla Camera dei Deputati nel giugno 2010.

Una parte delle richieste europee è stata rispetta con l’entrata in vigore, a gennaio di quest’anno, del Dlgs 28/2011 che, tra le altre cose, introduce ufficialmente l’indice di prestazione energetica negli annunci immobiliari, abolendo quasi completamente, la possibilità di autocertificare il proprio immobile in classe G.

Lo stesso Decreto Salva Italia (DL 201/2011) riporta l’attenzione sull’efficienza energetica degli edifici, con l’odissea delle detrazioni del 55% per gli interventi di riqualificazione prorogata fino al 31 dicembre 2013, ricordando che la strada da fare è ancora lunga prima di arrivare al completo recepimento della Direttiva europea.

Luglio 2012 sarà una data decisiva, in cui si dovranno tirare le somme di ciò che è stato fatto e cosa no ed eventualmente, pagare le dovute molte per i ritardi nazionali accumulati. Nella complessi meccanismi politici internazionali sarebbe forse bene fermarsi una attimo a riflettere per comprendere che il futuro e la qualità della vita delle persone non può essere facoltativa.

Fonte (rinnovabili.it)
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lunedì 20 febbraio 2012

Sorge il “sole” dell’Onu sull’educazione religiosa

L’Assistance Mission in Afghanistan delle Nazioni Unite sta collaborando con alcuni istituti del Paese per promuovere l’utilizzo delle energie solari

Missione solare firmata ONU in Afghanistan. Per sostenere il processo di riconciliazione e creare una solida cultura di pace, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel 2002 ha creato l’United Nations Assistance Mission (UNAMA) la cui funzione è quella di coordinare gli sforzi della comunità internazionale per promuovere, in accordo con il governo afghano, pace e stabilità nel paese, aiutando il processo di ricostruzione e al contempo rafforzando le fondamenta della riconciliazione e della democrazia.

Tra le priorità dell’UNAMA, un ruolo di primo piano è stato affidato alla promozione e diffusione di mezzi di sussistenza sostenibili, rimuovendo gli ostacoli che ancora frenano lo sviluppo quali, povertà, carenza di cibo, difficile accesso all’assistenza medica e all’educazione. Ed è proprio in quest’ultimo settore che si è mossa in questi giorni la mano solidale dell’UNAMA. Collaborando con alcune istituzioni religiose locali, la Missione ha dato vita a un programma di solarizzazione degli istituti scolastici; i primi moduli fotovoltaici sono stati donati all’Hamim Ebrahim Madrasa e al Centro islamico del Welfare sociale al di fuori di Jalalabad, nella provincia orientale di Nangarhar, la settimana scorsa. Parlando con gli studenti e i dirigenti scolastici, il capo dell’ufficio regionale orientale dell’UNAMA, Nahid Abuakar, ha affermato che l’ONU comprende il ruolo significativo che l’educazione religiosa possiede nel processo di promozione della pace e dei diritti umani. “Noi godiamo di ottimi rapporti di lavoro con i rappresentanti delle comunità religiose e ci auguriamo che questa assistenza aumenti la vostra capacità di lavoro nella realizzazione di importanti servizi – soprattutto per le donne – nella promozione dei diritti umani”.

Fonte (rinnovabili.it)
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domenica 19 febbraio 2012

L’edificio con più pannelli solari al mondo

A Kasai in Giappone è stato inaugurato nell’ottobre del 2010 il parco speciale della Sanyo dedicato all’energia pulita, che rappresenta un modello di responsabilità ambientale di una grande impresa. L’intero mantenimento energetico del parco si basa su ricerche innovative. All’interno del parco è stato installato un potente sistema di amministrazione e controllo energetico, che utilizza una batteria solare HIT al litio (una delle migliori esistenti e con un’enorme capacità di immagazzinare energia) e un sistema energetico intelligente (SES – Smart energy system) per unire e coordinare le componenti del sistema ed ottimizzarne le prestazioni.

Sensori ed indicatori di utilizzo energetico forniscono informazioni in tempo reale. Questo sistema energetico alimenta le diverse attività del parco ed è per i ricercatori un continuo oggetto di studio, inoltre fa parte del progetto per la riduzione progressiva delle emissioni di anidride carbonica del parco stesso promossa congiuntamente da Panasonic e Sanyo.

Il complesso del parco vanta anche il primato mondiale per quanto riguarda l’edificio con più pannelli solari nel mondo: infatti, l’edificio principale dispone di un rivestimento composto dalla bellezza di 5200 pannelli solari che luccicano al sole. Anche la disposizione verticale dei pannelli sulle facciate dell’edificio principale è unica al mondo. I pannelli Hit bifacciali sono in grado di assorbire i raggi solari dalla parte frontale e dal retro e garantiscono un’elevata efficienza. All’interno di questo edificio sono condotte ricerche estremamente avanzate su biciclette elettriche, pannelli fotovoltaici a doppia faccia, illuminazione stradale al litio e sull’energia solare.

I dati raccolti dimostrano che il sistema della Sanyo genera energia sufficiente al mantenimento standard di circa 330 abitazioni. Grazie alla struttura ibrida, composta da silicone cristallino e amorfo, il modulo fotovoltaico HIT risulta leggero ed offre un’alta efficienza di conversione energetica per tutto l’anno, inoltre sottoposto ad alte temperature riesce a mantenere una maggiore efficienza rispetto alle celle solari convenzionali in silicio cristallino. In aggiunta a questo i pannelli HIT riescono, a parità di superficie, a generare più energia pulita rispetto a celle solari tradizionali.

All’interno del parco i moduli fotovoltaici adornano anche altre tre costruzioni del complesso e la struttura a forma di albero “Solalib”, che incamera energia, ricarica i veicoli elettrici ed è collegata a un sistema per immagazzinare energia per i casi d’emergenza.

La maggior parte dei dipendenti dalla Sanyo possiede una bicicletta elettrica “Eneloop”, che ha un sistema di batteria ricaricabile in poche ore nell’apposito parcheggio del complesso del parco. Anche il logo della Sanyo è un esempio di design ecologico, difatti l’insegna a led si autoalimenta con moduli fotovoltaici e batterie al litio senza produrre emissioni inquinanti. Persino le luci stradali del parco funzionano ad energia solare. Insomma, davvero un laboratorio interessante di tecnologia al servizio della sostenibilità.

Fonte (tuttogreen.it)
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sabato 18 febbraio 2012

Il ministro dell’Ecologia Francese: Incentivi più alti se il modulo pv è “made in France”

Per incrementare la produzione di energia da fonte alternativa e rimettere in moto l’economia francese, il ministro dell’Ecologia pensa di premiare gli impianti che montano moduli prodotti in Francia
Il fotovoltaico francese protetto da uno spirito patriottico. Il governo ha infatti recentemente affermato di essere impegnato nella definizione di un nuovo decreto che stabilisca una maggiorazione del 10% della tariffa incentivante nel caso in cui l’energia elettrica generata da fonte solare sia prodotta utilizzando componenti realizzati in patria. L’iniziativa, nata anche per contrastare la crescita del mercato asiatico, punta quindi a rafforzare il made in Europe nella speranza di migliorare le tecnologie e creare ricchezza nell’indotto di settore.

Una fonte del Ministero dell’Ecologia ha precisato all’agenzia energetica Efe che il decreto, studiato seguendo il modello di incentivazione italiano, dovrebbe essere approvato nel mese di aprile, con la differenza però che il Bel Paese premia il made in Europe. A tal proposito il ministro dell’Ecologia, Nathalie Kosciusko-Morizet, ha giustificato la misure ritenendola necessaria per aumentare “la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile e per mettere a disposizione dei francesi nuovi posti di lavoro”.

Secondo le cifre ufficiali, lo scorso settembre in Francia ha lavorato una capacità produttiva di 2.3 GW fotovoltaici, con un tasso di crescita che oggi equivale a 150 MW per trimestre.

Fonte (rinnovabili.it)
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giovedì 16 febbraio 2012

Spagna: l’efficienza energetica farà risparmiare 3,3 miliardi

Grazie all’efficienza energetica la Spagna potrebbe ottenere benefici sia ambientali che economici, con tempi di ammortamento dei costi degli interventi di 12 mesi

Facendo maggiore attenzione agli sprechi energetici la Spagna potrebbe riuscire a risparmiare fino a 3,3 miliardi di euro all’anno. Il consumo totale annuo del paese ha un costo che si aggira intorno ai 44 miliardi di euro, il 30% dei quali attribuibili ai consumi registrati negli edifici. Con un maggiore controllo e con un attento monitoraggio dei consumi e degli sprechi la bolletta energetica e dell’acqua potrebbe però ridursi del 25%. A rivelarlo uno studio condotto dalla Euroconsult, gruppo ingegneristico che ha valutato suddetto risparmio quantificandolo in 13 miliardi circa di euro.

Partendo dai dati rilasciati dall’Istituto per la diversificazione e lo sviluppo energetico (IDEA) e dalla Commissione europea la Euroconsult ha affermato che i consumi energetici della Spagna potrebbero essere ridotti di un quarto monitorando in tempo reale picchi di domanda e di offerta sia nel pubblico che nel privato, aiutando così a migliorare gli importi in bolletta.

I controlli sarebbero infatti particolarmente efficaci se effettuati negli edifici di appartenenza dell’amministrazione pubblica per le grandi dimensioni e per gli alti consumi, che ammontano a circa 400mila euro annui per palazzina. Per questo la società ha richiesto l’adozione di misure di efficientamento enenrgetico di una certa rilevanza, affinchè migliorando la gestione si possa ottenere sia il beneficio economico di una sostanziale riduzione dei costi, sia il miglioramento dell’impronta ambientale del settore. In questo modo sarebbe veloce anche il rientro dei costi di adeguamento delle strutture, il cui ammortamento dovrebbe rientrare nell’arco di 12 mesi.

Fonte (rinnovabili.it)
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martedì 14 febbraio 2012

Fotovoltaico, scienziati britannici portano l’efficienza al 44%

Prosegue senza sosta la ricerca di soluzioni in grado di incrementare l’efficienza dei dispositivi fotovoltaici. Una risposta arriva un team di ricercatori dell'Università di Cambridge ha messo a punto un nuovo tipo di cella in grado di incrementare notevolmente il tasso di conversione della luce solare in energia elettrica

Si tratta di una cella fotovoltaica ibrida, descritta nella rivista NanoLetters, che può raggiungere un’efficienza del 44% assorbendo una porzione maggiore della luce solare. Il segreto è l’utilizzo di un semiconduttore organico denominato pentacene: le celle fotovoltaiche ibride utilizzano una particolare architettura in cui sono combinati i vantaggi di un semiconduttore organico con quelli di un semiconduttore inorganico. In questo caso, la cella non solo assorbe sia la luce rossa sia quella blu dello spettro della luce solare, ma grazie all’utilizzo del semiconduttore organico è in grado di generare due elettroni per ogni fotone della luce blu, normalmente dispersa sotto forma di calore. Con il gruppo di ricerca collabora anche la britannica Eight19, un’azienda specializzata in pellicole fotovoltaiche flessibili collegata all'Università di Cambridge che punta ad avviare al più presto la produzione della nuova cella ibrida su vasta scala per approfittare dei suoi vantaggi competitivi. La fase sperimentare, tuttavia, avvertono gli scienziati, durerà ancora un paio d’anno prima di passare a quella commerciale. Spiega Bruno Ehrler, principale autore dell’articolo “Le celle organiche e ibride hanno un vantaggio sulle attuali celle basate sul slicio in quanto possono essere prodotte in grandi quantità a basso costo grazie al processo di produzione a stampa roll-to-roll. Anche se i moduli solari organici sono meno costosi, dobbiamo incrementare la loro efficienza per renderli competitivi”.
Fonte (zeroemission.tv)
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lunedì 13 febbraio 2012

Regno Unito: "22 GW di fotovoltaico entro il 2020”

Il Governo britannico ha obiettivi estremamente ambiziosi per il fotovoltaico. Intanto, dopo lo stop da parte dei tribunali britannici per irregolarità nelle procedure, accelera sul piano di revisione degli incentivi ai piccoli impianti a fonti rinnovabili. A partire proprio dai tagli agli incentivi al fotovoltaico

Il Regno Unito accelera sul piano di revisione degli incentivi ai piccoli impianti a fonti rinnovabili. Dopo lo stop ai tagli per le tariffe per quelli fotovoltaici da parte dei tribunali britannici per irregolarità nelle procedure, Londra riparte proprio da qui. La misura è la stessa: riduzione del 50% (da 43,3 pence al KWh a 21 p/kWh) per gli impianti residenziali inferiori o uguali a 4 kW con tagli anche per le installazioni tra 4 kW e 250 kW a partire dal 1 aprile per gli impianti “incentivabili” a partire dal 3 marzo. La battaglia legale continua, invece, per le installazioni incentivabili dal 12 dicembre al 3 marzo in quanto il Governo britannico ha portato il caso alla Corte Suprema e attende una risposta per il 21 febbraio. Un’altra novità è la decisione di associare l’incentivo all’efficienza energetica: a partire dal 1 aprile, chi installa un impianto fotovoltaico sulla propria abitazione dovrà produrre un certificato di performance energetica (Energy Performance Certificate), con una classe energetica “D” o superiore per ottenere la tariffa piena, non più “C” come inizialmente proposto. Sempre dal 1 aprile, le nuove tariffe per le multi installazioni (oltre 25 impianti) saranno ridotte all’80% dell’incentivo standard: una misura per una persona fisica o un’organizzazione che già riceve incentivi per altre installazioni fv. Esenzioni potrebbero essere introdotte per progetti di generazione distribuita che interessano comunità e social housing.

Ma la riduzione degli incentivi al fotovoltaico si inserisce in un processo di revisione di più ampio respiro che riguarda non solo l’elettricità solare ma anche le altre fonti rinnovabili: a questo scopo, Londra ha lanciato ieri due consultazioni pubbliche: la prima (fino al 3 aprile) su un meccanismo di controllo dei costi legati al fotovoltaico basato sul modello tedesco, che prevede ulteriori riduzioni delle tariffe incentivanti su base semestrale (a partire da luglio); la seconda sulle altre tecnologie di generazione pulita (mini eolico, biogas, piccolo idroelettrico) che prevede in particolare un incremento degli incentivi per la microcogenerazione. Le novità annunciate dal Governo di David Cameron non hanno smorzato le polemiche sul piano di revisione degli incentivi, anzi. Secondo Jeremy Leggett, fondatore di Solarcentury, una delle società coinvolte nell’azione legale contro il governo, il nuovo meccanismo per il fotovoltaico non fara altro che alimentare le proteste in quanto il crollo dei costi del fv non diminuirà abbastanza velocemente per rendere vantaggiose le tariffe più basse. Il ministro dei Cambiamenti Climatici, Greg Barker, ha invece ostentato ottimismo sostenendo che con il nuovo regime di sostegno la capacità fotovoltaica raggiungerà ben 22 GW entro il 2020. Una stima che, nonostante il boom fatto registrare nel Regno Unito dall’energia solare con oltre 1 GW installato da quanto è entrato in vigore il regime di sostegno al fv (aprile 2010), sembra piuttosto ambiziosa.
Fonte (zeroemission.tv)
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domenica 12 febbraio 2012

Fotovoltaico perfettamente integrato grazie a uTree

Concepito grazie a un innovativo progetto architettonico, l’albero fotovoltaico conquista le città e può essere installato sui marciapiedi, per strada e persino sui tetti

Una sorta di fotosintesi clorofilliana fotovoltaica che, anziché liberare ossigeno, produce elettricità. Si chiama uTree ed è un albero fotovoltaico che ad oggi rappresenta uno dei progetti più innovativi per la generazione di energia urbana. Nato da un’idea di Xabier Perez de Arenaza, uTree è stato inizialmente immaginato come una moderna installazione urbana, per poi dimostrarsi un prodotto versatile e con enormi potenzialità sul fronte dell’approvvigionamento energetico. Ogni albero fotovoltaico, infatti, è composto da 693 foglie larghe e piatte che, grazie alle 77 celle solari di cui sono dotate, raccolgono l’energia durante il giorno, per poi immetterla in rete oppure accumularla per quando ce n’è bisogno. Sommando la produzione giornaliera di ogni foglia, circa 2,5 W al giorno, si può calcolare quello che ogni albero riesce a produrre quotidianamente: 1.732,5 W, che equivale a 13,86 kWh al giorno e a 5.058 kWh all’anno, sufficienti ad alimentare almeno 20 lampioni ogni sera. Ad ottimizzare la produzione di energia, poi, ci pensa un motore rotante che, facendo ruotare a dovere l’albero fotovoltaico, riesce a garantire alle foglie una perfetta angolazione verso il sole. Innumerevoli le applicazioni possibili: dai semafori, all’illuminazione pubblica, fino ai sistemi di trasporto. Poco ingombrante e con una minima necessità di manutenzione, uTree può essere installato ovunque, sui marciapiedi, lungo le strade, nei parchi e persino sui tetti.
Fonte (rinnovabili.it)
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venerdì 10 febbraio 2012

Il girasole ispira le centrali fotovoltaiche

Ancora una volta la natura si rivela una fonte inesauribile di conoscenza e ispirazione per l’uomo che nei secoli ha imparato ad osservarla attentamente per carpirne i segreti più preziosi.

È quanto ha fatto di recente un team di scienziati tedeschi del MIT guidati dal professor Alessandro Mitsos che ha ricreato la forma a spirale di un fiore di girasole (già noto agli scienziati come spirale di Fermat) per dar vita ad un nuovo prototipo di centrale fotovoltaica ad altissima efficienza energetica.

Riorganizzando i pannelli secondo una disposizione “a specchio” che ricorda proprio quella dei petali lungo la corolla dei fiori, gli studiosi hanno dato vita ad un impianto fotovoltaico molto più compatto e performante, dove la dispersione di energia è ridotta quasi a zero poiché ridotte sono le zone d’ombra tra uno specchio e l’altro.

Imitando il “modello a spirale” del girasole gli esperti del MIT hanno però capito di poter ottenere il massimo della resa funzionale da impianti di questo tipo solo occupando vaste aree territoriali. Non a caso, la prima centrale che verrà edificata in California sulla base del prototipo in questione, necessiterà di ben 4000 acri di terreno.

Se è l’ambiente a guadagnarci vale la pena tentare…

Fonte (tuttogreen.it)
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giovedì 9 febbraio 2012

Villasol porta il fotovoltaico in Nigeria

Il progetto porterà elettricità a basso impatto ambientale nella comunità rurale nigeriana di Asore fornendo alle famiglie lampade ricaricabili

La Schneider sta lanciando un nuovo progetto che prevede di portare nella Nigeria rurale l’elettricità grazie all’ausilio di impianti per la produzione di energia fotovoltaica. La multinazionale francese ha recentemente annunciato l’organizzazione di un nuovo progetto, chiamato Villasol, studiato nell’ambito del programma Bip-Bop proprio per portare energia nelle aree non ancora collegate alla rete di distribuzione. Per iniziare, gli impianti solari portati nell’area serviranno i bisogni di un centinaio di abitazioni della comunità rurale di Asore.

La soluzione studiata dalla Schneider consiste in un kit di moduli fotovoltaici e un gruppo di batterie per l’accumulo dell’energia che riusciranno a portare l’elettricità anche nelle comunità più isolate, che non sono collegate alla rete nazionale.

Villasolar “andrà incontro al bisogno di energia elettrica di base delle famiglie attraverso la dotazione di lampade portatili e di batterie che gli abitanti stessi possono ricaricare”. Secondo la multinazionale il sistema è stato studiato in modo che ogni volta si avrà bisogno di ricaricare la lampada si potrà andare dal vicino e pagare la quota necessaria. In questo modo- ha specificato il portavoce dell’azienda- gli abitanti del villaggio saranno costretti a fare più attenzione ai consumi”.

Il progetto Villasolar, simile all’iniziativa attraverso la quale la Schneider ha portato la corrente in India e in Bangladesh, dovrebbe ammortizzare i costi dovuti alle necessità di cablaggio delle case entro i prossimi 5 anni.

Fonte (rinnovabili.it)
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mercoledì 8 febbraio 2012

Giro del mondo della macchina solare SolarWorld GT

Dopo aver attraversato gli Usa viaggerà in Europa, Africa, Asia

La macchina ad energia solare SolarWorld GT ha preso il via questa settimana per la tappa degli Stati Uniti del suo viaggio intorno al mondo che parte e arriva a Darwin, in Australia. La SolarWorld GT è ora in California, dopo aver completato con successo le prime 3.100 miglia del suo viaggio attraverso l'Australia e la Nuova Zelanda. La vettura a energia solare SolarWorld GT nasce da uno sforzo congiunto del produttore americano di pannelli solari SolarWorld e dell'Università di Scienze Applicate di Bochum in Germania. Come una macchina sportiva ha due soli sedili, e come una macchina ad energia solare, è alimentata dalle sole celle solari integrate nel tetto.

Kevin Kilkelly, presidente di Americas SolarWorld, ha spiegato a Business Wire come vede il futuro delle auto solari: "La SolarWorld GT è un ambasciatore per il trasporto personale sostenibile, ricordandoci che il potere di cambiare le nostre abitudini di guida portandole lontano dai combustibili fossili sporchi è alla nostra portata. L'energia pulita dal sole è lì per essere utilizzata, senza esaurire le ricchezze della terra''. Andando ben oltre le 3.000 miglia della gara per auto ad energia solare corsa in Australia ogni anno, la GT SolarWorld mira ad un record di 21.000 miglia, la distanza più lunga mai percorsa da una macchina solare. Si viaggerà per oltre 3.700 miglia nei soli Stati Uniti, partendo dalla California per finire in South Carolina. Il viaggio dovrebbe durare 49 giorni in tutto, con punti di ricezione per ospitare i piloti e il personale in ciascuna delle cinque tappe previste. Il gruppo SolarWorld ospiterà anche un concorso su Facebook per vedere se qualcuno riconosce dove è passata la vettura da indizi lasciati durante il viaggio. I vincitori otterranno i prodotti di SolarWorld, ma il grande incentivo a partecipare è la possibilità di vincere un Apple iPad 2 che purtroppo non sarà ad energia solare.

Per chi si dovesse trovare sul percorso e volesse vedere la SolarWorld in azione, i punti di accoglienza per il pubblico sono il 10 febbraio presso l'Arizona State University, il 23 febbraio alla Texas Christian University, Facoltà di Geologia, l'Energia e l'Ambiente e il 9 marzo alla Florida A & M University, High Performance Materials Institute. Dopo aver lasciato la South Carolina, la SolarWorld GT attraverserà l'Europa, l'Africa e l'Asia. Per l'ultima tappa del viaggio sarà di nuovo in Australia entro la fine dell'anno.
Fonte (ANSA)
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sabato 4 febbraio 2012

Arriva la batteria Ottica: energia solare senza semiconduttori?

Un gruppo di ricercatori della University of Michigan ha annunciato la scoperta di un fenomeno fisico che potrebbe rivoluzionare la tecnologia del fotovoltaico, abbassandone i costi e permettendone una diffusione su larga scala inimmaginabile sinora.

Stephen Rand, professore del dipartimento di Electrical Engineering and Computer Science, Physics and Applied Physics ha infatti individuato un effetto magnetico “nascosto” della luce, mai rilevato prima, che potrebbe aprire nuovo orizzonti alla tecnologia del “fotovoltaico”, stravolgendone in pratica il fondamento attuale, che prevede l’utilizzo di semiconduttori per trasformare l’energia della luce solare (fotoni) in energia elettrica, secondo il principio dell’ Effetto Fotovoltaico.

La luce è di fatto un’onda elettromagnetica con anche natura corpuscolare (principi della meccanica quantistica) ed ha una componente di campo elettrico e di campo magnetico, quest’ultimo comunque trascurabile.

I ricercatori guidati da Stephen Rand hanno rilevato che la componente di campo magnetico di un fascio di luce che viene veicolato attraverso un materiale NON conduttore come il vetro è invece tutt’altro che trascurabile e può arrivare ad un’intensità di campo sino a 100 milioni di volte maggiore del fenomeno standard. Un campo magnetico che a questo punto diventa intenso e se l’intensità della luce viene aumentata ad esempio con nuovi materiali può essere ancora aumentato.

Questo fenomeno noto come rettificazione ottica può produrre quindi una polarizzazione elettrica forte e quindi generare differenza di potenziale elettrica e quindi in soldoni corrente elettrica, lo stesso effetto della giunzione PN dei semiconduttori nelle attuali celle fotovoltaiche. Si genererebbe quindi una sorta di “batteria ottica” a basso costo di produzione, senza emissioni di calore e anche dal futuro smaltimento ecologico molto più sostenibile degli attuali pannelli fotovoltaici.

Dal vetro delle nostre finestre di casa potremmo quindi generare in futuro energia elettrica a costo zero? forse si, lasciamoli lavorare per ora: i ricercatori condurranno in estate test estensivi su luce Laser e successivamente proveranno a replicare su luce solare.

La ricerca è stata pubblicata in un paper sul Journal of Applied Physics, per maggiori approfondimenti:

http://www.physorg.com/news/2011-04-solar-power-cells-hidden-magnetic.html

Fonte (tuttogreen.it)
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venerdì 3 febbraio 2012

Fotovoltaico: Foglie morte ed erba tagliata per un fotovoltaico “green”

Nuovi successi per ricercatori del MIT: il sogno di celle solari vegetali si fa sempre più concreto

All’inizio erano solo foglie morte ed erba tagliata. Poi Andreas Mershin, biofisico e ricercatore del MIT, ha trasformato il tutto in celle solari di ultima generazione. La tecnica produttiva impiegata da Mershin consiste nell’estrarre le molecole adibite alla fotosintesi delle specie vegetali (chiamate fotosistema I), stabilizzarle e quindi “spruzzarle” su un substrato di vetro ricoperto da una nanofili di ossido di zinco e “spugne” biossido di titanio. In altre parole il ricercatore non ha fatto altro che rimpiazzare il tradizionale strato di silicio con un impasto di molecole adibite alla fotosintesi. “Ed è nata una foresta nano-elettrica”, spiega Mershin. Quando i raggi solari colpiscono la superficie, sia il biossido di titanio e che il nuovo materiale foto sintetico assorbono la luce trasformandola in elettricità che viene portata via dai nanofili. Nonostante il lavoro in questione rappresenti considerevoli passi avanti rispetto alle altre celle “bio” realizzate fino ad oggi, dal punto di vista dell’efficienza di conversione i risultati sono ancora insufficienti. Ad oggi lo scienziato ha potuto dimostrare un rendimento del solo 0,1%, mentre per essere di qualche utilità il dispositivo deve raggiungere almeno il 2%. Mershin si ritiene comunque soddisfatto. La sua speranza è che i continui progressi possano permettere, in un giorno non troppo lontano, di creare celle semplicemente sfruttando l’erba tagliata.
Fonte (rinnovabili.it)
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giovedì 2 febbraio 2012

Fotovoltaico: La nuova Era delle celle solari

Dagli inizi agli ultimi indirizzi della ricerca fotovoltaica, affrontando il concetto stesso di “generazione”

Quando Martin Green, il riconosciuto guru del fotovoltaico mondiale, utilizzò per primo la locuzione “celle fotovoltaiche di nuova generazione” in un ben noto articolo di circa 10 anni fa (M.A. Green, Third Generation Photovoltaics: Ultra high conversion efficiency at low cost, in Progress in Photovoltaic: Research and Applications vol. 9 p.123 del 2001) certo non immaginava la confusione che il termine “generazione” avrebbe creato nella comunità del settore.

In quell’articolo Martin Green ipotizzava lo sviluppo del fotovoltaico incentrato su tre diverse generazioni “tecnologiche”:la prima generazione, costituita da moduli basati su celle al silicio cristallino e caratterizzata da costi pari a circa 3 €/Wp (Watt di picco) – con efficienze di conversione medie del 15% -, la seconda, realizzata con dispositivi a film sottile (silicio amorfo, CIGS, CdTe etc.), con costi di circa 0.75 €/Wp ed efficienze medie del 10% ed una terza, dai costi simili alla seconda, ma con efficienze molto superiori, in media pari al 50%.

E’ infatti al livello di generazione III che, nella “vision” del grande scienziato, il fotovoltaico si sarebbe smarcato definitivamente da ogni necessità di supporto da parte dei governi, diretto od indiretto, per diventare effettivamente un’alternativa energetica. E’ importante sottolineare che, anche se Green non ne ha mai parlato esplicitamente, con il concetto stesso di “generazione” si è arrivati dunque all’ipotesi della fine del fotovoltaico “al silicio” a favore prima della generazione II e poi della III in una fortunata serie “progressiva”.

A dieci anni di distanza lo scenario è però radicalmente cambiato rispetto alle attese. Il fotovoltaico a base di silicio cristallino detiene ancora oggi saldamente oltre l’85% delle quote di mercato, forte di costi che sono ormai vicini ad 1 €/Wp ed efficienze di conversione prossime al 20%. Con questi numeri il “vecchio” silicio si colloca addirittura tra la generazione II e l’ancora “futuribile” generazione III. Tra le tecnologie fotovoltaiche a film sottile invece, solo il Telloruro di Cadmio (CdTe) ha, ad oggi, rispettato le previsioni di costo ed efficienza attese per la generazione II, riuscendo quindi a guadagnarsi un buon 9% della quota di mercato FV al 2010. Tutti gli altri film sottili rimangono invece molto lontani dai risultati attesi per via di una bassa efficienza, per i costi elevati o per entrambe le ragioni.

Per quanto concerne la generazione III gli approcci perseguiti, in generale ancora tutti confinati ad uno stadio di ricerca, sono diversi. Ciò che già da subito potrebbe essere praticato è la realizzazione di celle multiple come, ad esempio, quelle basate su composti III-V con substrato in Germanio del tipo GaInP/GaInAs/Ge, in cui ciascuno strato viene ottimizzato per meglio raccogliere la radiazione di una porzione specifica dello spettro solare e che hanno effettivamente già superato il 40% di efficienza. Purtroppo, questi dispositivi hanno costi molto elevati e sono dunque ancora riservati al solo mercato del fotovoltaico a concentrazione che, complessivamente, presenta oggi costi ancora ben superiori a 5 €/Wp.

Un effettivo passo avanti verso la generazione III si potrebbe probabilmente conseguire con dispositivi che riescano a sfruttare la parte di energia dello spettro solare che normalmente viene dissipata termicamente. Un accorgimento utilizzabile in questo senso è, ad esempio, l’effetto Multiple Exciton Generation in cui la parte di energia non utilizzata per ricombinazione non radiativa indotta da un fotone ad alta energia, non viene più persa col calore, ma riutilizzata per generare altra corrente elettrica (un meccanismo piuttosto complesso riconducibile ad una sorta di “processo Auger” risonante tra materiali nanostrutturati). Ma, come si può ben capire, siamo ancora nel futuribile. Va però detto che mentre l’affidabilità del fotovoltaico al silicio e, in parte, quella del fotovoltaico da film sottile è ormai garantita per 25 anni, gli approcci della generazione III sono, come già detto, in buona sostanza ancora confinati alla sfera della ricerca: non sappiamo quindi nulla sulla loro effettiva traduzione pratica su scale temporali confrontabili con quelle riportate dalle altre tecnologie FV. Infine, va osservato che, erroneamente, si fa spesso riferimento al concetto di terza generazione, (definito chiaramente da Green), per presentare nuovi materiali e nuovi dispositivi che sono talvolta ancora ben lontani da ogni possibile effettiva applicazione su larga scala. E’ il caso ad esempio delle celle DSSC, (che hanno un’affidabilità della durata di pochi anni, con costi ed efficienze relegate ancora allo stadio di generazione I), oppure delle celle organiche o polimeriche, (dispositivi che devono ancora dimostrare, attraverso un serio ed impegnativo lavoro di ricerca di avere caratteristiche tali da potersi anche solo semplicemente candidare come valide alternative al fotovoltaico attualmente commercializzato).

In questo contesto si fa poi un pessimo servizio al fotovoltaico e, più in generale, alla scienza quando si vogliono far passare, in maniera mistificante, “curiosità scientifiche” come i succhi di mirtillo o ortaggi di varia natura come materiali innovativi per il fotovoltaico. Questo soprattutto perché un modulo fotovoltaico deve essere operativo per 25 anni con temperature comprese almeno tra -20°C e + 50°C. In queste condizioni frutta e sostanze similari possono giusto candidarsi come ingredienti base di qualche marmellata!

di Girolamo Di Francia (ENEA Portici – UTTP)

mercoledì 1 febbraio 2012

ANIE/GIFI: “Giù le mani dal fotovoltaico”

All’ultima assemblea ordinaria, l’associazione propone un’immediata unificazione delle associazioni del fotovoltaico e la ripresa del dialogo con banche e GSE

Una grave minaccia in termini di investimenti già in essere, posti di lavoro, reputazione nei confronti degli investitori e delle banche, stabilità normativa e certezza delle regole. Questo il commento a caldo sull’art. 65 del Presidente di ANIE/GIFI, Valerio Natalizia, in seguito all’assemblea ordinaria che l’associazione ha convocato per discutere, con tutte le aziende associate, su quali siano le linee guida strategiche da seguire nel 2012 al fine di garantire continuità allo sviluppo del fotovoltaico in Italia. Tra i punti all’ordine del giorno dell’assemblea ordinaria il tanto discusso art. 65 del Decreto sulle liberalizzazioni, una disposizione di legge che Natalizia ha definito inaccettabile non solo per una nazione democratica e civile, ma anche per un settore che proprio pochi mesi fa ha dovuto subire l’empasse del Decreto Rinnovabili. “Questo provvedimento – ha detto Natalizia – ha già causato gravi danni agli operatori italiani bloccando in molti casi i cantieri in costruzione che traguardano la scadenza del 28 marzo prevista dalla precedente legislazione. Contestualmente allo stralcio dell’art. 65 si dovrà pertanto consentire di recuperare il tempo perduto”. Dalla riunione sono emersi anche alcuni propositi che saranno presto messi in pratica: oltre alla necessaria e urgente unificazione delle associazioni del fotovoltaico sotto un’unica etichetta, ANIE/GIFI intende migliorare il dialogo con le banche, per ripristinare la fiducia negli operatori, e con il Gestore dei Servizi Energetici (GSE), per evitare che eventuali ritardi possano danneggiare ulteriormente il settore.
Fonte (rinnovabili.it)
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