Una relazione economica redatta dagli esperti di ABA Impianti dimostra
come il fotovoltaico abbia ancora lunga vita anche senza aiuti da parte
dello Stato
Il Quinto Conto Energia, il Decreto
Legislativo approvato dal Governo in materia di incentivazione per la
produzione di energia elettrica da fonte fotovoltaica, continua a far
discutere. In particolar modo su ciò che realmente avverrà dopo il
prossimo 1° luglio 2012, giorno in cui il Decreto entrerà ufficialmente
in vigore. Di certo, almeno per ora, se ne conosce il suo contenuto che
prevede il taglio degli incentivi del 32-36% e fissa il
registro obbligatorio per gli impianti di potenza superiore ai 12 kW,
così come i nuovi limiti agli impianti incentivabili: 80 milioni di euro
a semestre per gli impianti fotovoltaici, 10 milioni a semestre per gli
impianti fotovoltaici integrati con caratteristiche innovative e 10
milioni per gli impianti fotovoltaici a concentrazione.
Molti – a questo punto – sono i quesiti
che si rivolgono gli addetti ai lavori e non solo, soprattutto in merito
all’effettivo ritorno economico dei nuovi impianti, proprio nell’ottica
di parziale o totale assenza di incentivi statali; quesiti a cui ancora
pochi riescono a dare un’adeguata risposta.
Ci ha provato ABA Impianti, azienda
specializzata nel campo delle energie rinnovabili ed eco-sostenibili,
per mezzo di un’apposita relazione economica su un ipotetico impianto
fotovoltaico da realizzare nel Centro Italia.
Più in particolare, i tecnici
dell’azienda di Trezzano sul Naviglio (Milano) hanno preso in esame un
piccolo impianto da 72 kWp, ricavato sul tetto di un edificio, con un
consumo annuo di 100.000 kWh e un consumo contemporaneo di energia
prodotta (70%) pari a 70.000 kWh, ossia quello di un’azienda attiva sia
durante le ore mattutine sia durante le ore pomeridiane, che assicuri un
rendimento pari a 1.400 kWh/kWp.
Si tratta di un impianto con un costo di
realizzazione stimato di 93.000 euro e un costo di manutenzione di
circa 4.500 euro l’anno; spesa, quest’ultima, relativa a un servizio di
tipo “premium”, ossia comprendente la pulizia e il controllo, oltre alla
garanzia di produzione nel tempo.
Considerando un tasso d’interesse annuo
del 5%, lo staff di ABA ha quantificato un risparmio dei consumi
contemporanei di circa 11.000 euro, anche in considerazione del
prelevamento diretto dell’energia dal sistema fotovoltaico, del continuo
aumento del costo dell’energia stessa e, non ultimo, del contributo in
conto scambio, che comprenderebbe i 30.000 kWh immessi nella rete, e
successivamente rivenduti, per un valore di circa 4.300 euro.
I dati emersi da un’osservazione di
cinque anni (anno 2017) riportano difatti un valore di energia prodotta
pari a 97.621 kWh, un risparmio dei consumi contemporanei che si aggira
attorno agli 11.825 euro, un contributo in conto scambio di poco
superiore ai 4.385 euro e spese annuali per 4.967 euro.
Dall’analisi del sistema nell’arco di
tempo di 20 anni (con termine il 31 dicembre 2032) e calcolando l’usura
dell’impianto e il continuo aumento dei costi dell’energia, invece, la
stima del risparmio/autoconsumo raggiungerebbe un valore di oltre 17.000
euro, mentre il contributo in conto scambio sarebbe pari a poco meno di
4.000 euro e le spese annuali di manutenzione ammonterebbero a circa
350 euro.
Naturalmente, l’analisi – del tutto
teorica – è vincolata al reale abbassamento del prezzo dei materiali
utilizzati, come moduli, inverter, e infrastrutture, previsto per i
prossimi anni: nel calcolo degli anni successivi al primo, difatti,
vengono considerati il coefficiente di degradazione dell’impianto, il
tasso d’inflazione e il tasso di rendimento attivo del capitale
accumulato.
Nonostante la mancanza di incentivi
governativi, quindi, il ritorno economico sarebbe ugualmente positivo e,
soprattutto, effettivamente quantificabile. A tal proposito, Alessandro
Stefanizzi, Managing Director di Aba Impianti, tiene a sottolineare:
“Il settore del fotovoltaico non teme la fine degli incentivi, poiché è
in grado di realizzare ugualmente impianti efficienti e remunerativi,
anche in virtù della diminuzione dei costi dei materiali legati alla
progettazione e all’implementazione degli impianti fotovoltaici prevista
nei prossimi anni. Le voci relative a un abbassamento o a una totale
eliminazione degli incentivi statali si sono susseguiti ormai da molto
tempo, ma il dibattito colpisce la nostra filiera in modo assai
relativo, poiché si ha la consapevolezza di poter fare ugualmente bene,
prospettando soluzioni ottimali anche in totale assenza di incentivi”.