sabato 29 settembre 2012

Sequestrati 11 milioni e 3 impianti fotovoltaici

Beni per 11 milioni di euro sono stati sottoposti a sequestro preventivo dalla Guardia di finanza di Brindisi 


Militari del Nucleo di Polizia Tributaria di Brindisi hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo “per equivalente” di somme di denaro e beni del valore complessivo di undici milioni di euro, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Brindisi  su richiesta del Procuratore Aggiunto.
Tale provvedimento rappresenta l’ulteriore esito delle indagini che, in data 17 aprile 2012, portarono al sequestro di tre impianti fotovoltaici siti in agro di Brindisi e San Pietro Vernotico che erano stati realizzati mediante lottizzazione abusiva e trasformazione urbanistica dei terreni senza la prescritta autorizzazione.
Le ulteriori investigazioni hanno consentito di giungere alla contestazione, nei confronti di due indagati del reato di falso in certificati, falso in atto pubblico commesso da privato ed indebita percezione di contributi pubblici nonché di sei società ritenute anch’esse responsabili di illeciti ai sensi del D.Lvo. 231/2001.
In particolare è stato riscontrato che il legale rappresentante pro-tempore delle società proprietarie degli impianti, unitamente ad un tecnico incaricato dalle stesse, hanno falsamente attestato, al Gestore dei Servizi Energetici, di aver rispettato gli obblighi previsti dagli Strumenti Urbanistici e dal Regolamento Edilizio nonostante non avessero la disponibilità del prescritto titolo autorizzativo regionale, al fine di percepire contributi pubblici non spettanti per complessivi 182 milioni di euro, di cui undici milioni già erogati e pertanto oggetto di sequestro.
Tra i beni sottoposti a sequestro preventivo risultano somme di denaro per un ammontare complessivo pari ad euro 4.690.132,03, tre parchi di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (fotovoltaico) e quote societarie.
Al termine delle attività è stato informato il Gestore dei Servizi Energetici, al fine di avviare la procedura di sospensione degli incentivi non ancora erogati pari a 171 milioni di euro.

Fonte (rinnovabili.it)

giovedì 27 settembre 2012

Fotovoltaico olografico possibile concorrente della tecnologia a film sottile

Il pannello fotovoltaico a tecnologia olografica rappresenta una tra le novità più interessanti del settore. La notizia giunge dall’ Instituto Holografico Andaluz che ha deciso di realizzare un pannello dove la luce è unita da un sistema di lenti con due raggi laser monocromatici.
Da un punto di vista tecnico i vantaggi sono diversi perché, colpendo una precisa porzione di pannello si aumenta l’efficienza della cella e questo evita di doverne utilizzare di alta qualità. La rifrazione con il variare dell’angolazione effettuata uno spostamento minimo che non incide sulla cella.
Il numero di celle può essere anche ridotto e questo rappresenterebbe una spesa inferiore con un più semplice smaltimento dei prodotti in silicio. Questi importanti vantaggi rappresentano delle novità di un certo rilievo proprio perché in questo momento la tendenza è quella di ottimizzare la resa del pannello cercando però di mantenere contenuti i costi per la realizzazione dello stesso. Si provano infatti ad usare materiali semplici che però sappiano garantire una resa ottimale e questo connubio non riesce sempre perfettamente mentre con la soluzione dei pannelli a concentrazione olografici si realizza un ottima efficienza e una spesa contenuta.
Per avere le certificazioni necessarie che gli consentano di commercializzare questo tipo di pannello è necessario dimostrare il rapporto efficienza/prezzo. Per queste nuove tecnologie al momento gli incentivi sono davvero limitati e questo non consente di avere uno sviluppo ampio sul territorio tale da consentirne una migliore conoscenza. Il fotovoltaico a film sottile è invece una tipologia piuttosto consolidata con costi di produzione bassi che, nel caso in cui la soluzione del fotovoltaico olografico avrebbe mercato, ci sarebbe un effettiva concorrenza tra le due tipologie.

Fonte (pienosole.it)

martedì 25 settembre 2012

Fotovoltaico: in Europa due terzi delle nuove istallazioni

L’UE ha raggiunto nel 2011 una capacità cumulativa di 52 GW fotovoltaici, potenza sufficiente a soddisfare i bisogni elettrici di un paese come l’Austria


Due terzi di tutte le nuove istallazioni fotovoltaiche registrate per il 2011 appartengono all’Europa, per una capacità totale di 18,5 GW su 27,75 GW. Lo rivela il Centro comune di ricerca della Commissione Europea (JRC) con un nuovo rapporto pubblicato in questi giorni sul proprio sito che riassume e valuta le attività in corso, in materia di produzione, di politiche e di mercato. Secondo la relazione, la capacità fotovoltaica dell’Unione ha raggiunto lo scorso anno il valore cumulativo di 52 GW, abbastanza per soddisfare con il sole i bisogni elettrici di un paese come l’Austria, che corrisponde al 2% del fabbisogno comunitario durante i mesi invernali.
Il merito è in parte di un’industria fotovoltaica cresciuta in Europa con una media di oltre il 40% l’anno a cui si devono sommare i benefici ottenuti dalla diminuzione dei costi di produzione di circa il 60%. Inoltre, per il secondo anno consecutivo, l’energia solare è stata la fonte rinnovabile che ha attirato la maggior parte degli investimenti, con un totale di 98,5 miliardi di euro in tutto il mondo, di cui due terzi si sono concentrati nel vecchio continente assicurando a Germania, Italia, Spagna, Repubblica Ceca, Francia la leadership all’interno dei Ventisette e non solo, in termini di capacità fotovoltaica.
Lo studio non nasconde le ombre che oggi appannano l’egemonia europea. Sul fronte manifatturiero la crescita annua più rapida nel corso degli ultimi cinque anni è stata osservata in Asia, dove la Cina da sola rappresenta oltre 50% della produzione fotovoltaica mondiale. Tuttavia, sostiene il JRC, gli scambi commerciali tra Europa e Asia sono ancora fondamentali dal momento che l’UE vanta tuttora un ruolo guida nel settore della ricerca e sviluppo solare.
Fonte (tuttogreen.it)

giovedì 20 settembre 2012

Chernobyl prova a rilanciarsi con le energie rinnovabili

A 26 anni dal disastro di Chernobyl, si studia ancora il modo di rilanciare quell’area ecologicamente compromessa, stimata intorno ai 2.600 km/q; ai quali vanno ovviamente sommati altrettanti in Russia e Bielorussia attorno all’area maggiormente colpita nel disastro nucleare del 1986.

In questo primo progetto approvato nel corso dell’estate dall’Ucraina, l’obiettivo principale è di dare una seconda vita ai terreni praticamente inutilizzabili; oltre che fornire un segnale concreto dell’impegno politico sull’intera faccenda. Secondo il progetto, Chernobyl sarebbe addirittura candidata a diventare un vero polmone nella produzione di energia elettrica, ma da fonti verdi.
Pannelli fotovoltaici, pale eoliche e impianti di cogenerazione si occuperebbero di smaltire la grande quantità di legno ancora contaminata dall’esplosione della centrale nucleare a distanza di oltre 26 anni. Insomma, un radicale cambiamento positivo.
In particolare, l’obiettivo che l’Ucraina ha intenzione di raggiungere entro il 2015 è quello di avere una produzione da fonti rinnovabili pari al 10% della richiesta del Paese, cifra che raddoppierà entro il 2030. Numeri e grandi aspettative che per ora esistono solamente sulla carta ma che si auspica possano diventare realtà, evitando colpi di mano che potrebbero avvenire all’ultimo minuto, come accaduto per i 35 milioni di euro destinati alla costruzione di un nuovo reparto oncologico nell’ospedale pediatrico Oxkhmatdyt di Kiev; mai arrivati nonostante le promesse, ma sono stati addirittura utilizzati per finanziare parte degli investimenti di Euro 2012.
Oltre allo scetticismo prevalentemente di natura politica, ce n’è uno prettamente tecnico: secondo le stime dell’agenzia Itar-Tass, l’intero processo di bonifica dell’area di Chernobyl avrà una durata superiore ai 100 anni. Uno spazio di tempo a cui si aggiungono tutt’ora le conseguenze delle radiazioni sulle popolazioni residenti nei pressi dei reattori o, in modo ancora più inquietante, sui ‘figli di Chernobyl‘, cioè i bambini nati a ridosso del disastro nucleare. I quali nascono ancora malformati e molti di loro, crescendo, si ritrovano ula tiroide ingrossata, con tutte le disfunzioni ormonali e i problemi di salute che essa comporta.

Fonte (tuttogreen.it)

martedì 18 settembre 2012

Solare: la Danimarca raggiunge oggi l’obiettivo del 2020

Entro la fine dell’anno, la nazione taglierà il traguardo dei 200 MW segnato sul proprio PAN per la fine di questo decennio


Nel Piano Nazionale aveva calcolato di raggiungere una potenza solare, installa sul territorio nazionale, di 200 MW entro il 2020. Ma i sostanziosi incentivi rilasciati dal governo hanno fatto davvero miracoli e la Danimarca si appresta a tagliare il traguardo già entro la fine dell’anno. Ad annunciarlo il ministro degli Affari Esteri spiegando che la capacità fotovoltaica nazionale sta crescendo ad un ritmo di 36 MW al mese. Secondo i principali nomi del settore energetico danese questo rinnovato sviluppo si dovrebbe tradurre entro il 2020 in un GW di potenza e in 3,4 GW entro il 2030. Valori tutti positivi che non possono che rendere soddisfatto il Governo impostosi come obiettivo di coprire il 35% del suo mix di approvvigionamento con le fonti rinnovabili entro la fine del decennio e di renderlo completamente verde la propria energia al 2050.”
La domanda di celle solari è aumentata drammaticamente dall’attivazione del net-metering (scambio sul posto) nel 2010”, spiega Kim Schultz Project manager di Invest alla rivista PV-Tech. “Il sistema dà ad abitazioni private e istituzioni pubbliche la possibilità di stoccare il surplus di produzione nella rete pubblica, il che rende i pannelli solari molto più attraenti”. “La Danimarca – continua Schultz –  possiede un sistema energetico unico con una quota di rinnovabili molto elevata (22%). Questo lo rende particolarmente adatto come piattaforma per le tecnologie di Smart Grid, che costituiscono un elemento chiave per sfruttare appieno le fonti di energia verdi come il solare e l’eolico”.
Fonte (rinnovabili.it)

lunedì 17 settembre 2012

Strategia Energetica Nazionale: passi avanti e passi indietro

Anche se manca la versione ufficiale della Strategia Energetica Nazionale (SEN), le bozze in circolazione (un centinaio di pagine) ne consentono una prima valutazione. Salta subito agli occhi la discrasia fra il richiamo, nella premessa, alla roadmap europea al 2050 e l’orizzonte temporale del documento (2020).


Anche se manca la versione ufficiale della Strategia Energetica Nazionale (SEN), le bozze in circolazione (un centinaio di pagine) ne consentono una prima valutazione.
Salta subito agli occhi la discrasia fra il richiamo, nella premessa, alla roadmap europea al 2050 e l’orizzonte temporale del documento (2020). Per molti impianti energetici l’intervallo fra la decisione di investire e l’entrata in esercizio è di questo ordine di grandezza. Una considerazione analoga vale per il tempo richiesto per approvare e rendere operative  le misure previste dalla SEN. Otto anni sarebbero quindi un orizzonte troppo limitato, anche se non esistesse il problema di garantire uno sviluppo energetico a lungo termine coerente con la roadmap europea al 2050. Ad esempio, il Regno Unito nella sua strategia energetica del 2011 ha assunto come orizzonte temporale il 2030.
Pur con questo limite, il documento esamina tutti i settori energetici rilevanti e per ciascuno definisce con sufficienze chiarezza quali sono risultati attesi. Riflette quindi in modo adeguato la complessità del panorama energetico nazionale e internazionale, caratteristica in larga misura carente nei vecchi piani energetici.
Un passo avanti rispetto al passato si ha anche nell’indicazione delle misure attuative necessarie; ma spesso la loro definizione non è però abbastanza definita o coerente con gli obiettivi assunti.
Per quanto concerne le rinnovabili, va sottolineato che il tetto posto agli incentivi per quelle elettriche, di fatto coincidente con la somma di quelli del V conto energia e del decreto del luglio scorso sulle altre rinnovabili elettriche, non consentirebbe di portare il loro contributo ai consumi finali da poco meno del 27%, previsto dal PANER, al 38%. Analogamente, non si comprende come si possa innalzare al 20% l’apporto delle rinnovabili termiche, quando per il conto energia termico si prevede a regime un tetto delle incentivazioni di soli 900 milioni di euro all’anno.
E’ infine stridente il contrasto fra l’importanza data al contributo energetico delle biomasse e l’assenza totale di misure per la gestione razionale del patrimonio forestale del nostro paese: in caso contrario, gli ambiziosi obiettivi assegnati alle biomasse non potranno realizzarsi per mancanza a costi accettabili di materia prima qualitativamente e quantitativamente adeguata. Quasi non bastasse, si esclude in modo drastico l’utilizzo del biometano, giudicato troppo costoso, ignorando quanto viceversa prescritto dal Decreto legislativo 28/2011.
Ancora più evidente è l’assenza nelle bozze di SEN di un’analisi dei  possibili conflitti o delle potenziali contraddizioni che possono insorgere fra i diversi obiettivi settoriali. Per ragioni di spazio, mi limito a un solo esempio.
Ridurre nel 2020 del 4%  la domanda complessiva di energia rispetto al  2010 e dal 45% al 36%  la copertura con cicli combinati della domanda elettrica (assunta costante nel decennio) diminuirà significativamente il fabbisogno di gas: in altra parte del documento si propone però un notevole incremento delle infrastrutture di importazione,  per aumentare la sicurezza energetica e diventare un hub europeo del gas. Il secondo obiettivo richiederà prezzi del gas allinearti a quelli europei, e la bozza di SEN indica gli strumenti per arrivarci.  In altre parti del documento i costi di investimento nelle infrastrutture essenziali per garantire nel medio periodo sufficiente capacità di import e di stoccaggio vengono però messe a carico del sistema (in pratica della bolletta del gas), a cui andrà a sommarsi l’incentivazione per lo sviluppo delle rinnovabili termiche. Sono misure di segno contrario all’obiettivo di ridurre i prezzi del gas all’interno del paese, ma la SEN non se ne preoccupa, quindi ignora anche che  costi più elevati del gas si tradurrebbero in costi maggiori del kWh, i quali a loro volta potrebbero impedire in toto o in parte la prevista riduzione dell’import di elettricità (dal 13 al 6%). Se ad esempio si restasse alla percentuale odierna, l’apporto nel 2020 alla domanda dei cicli combinati scenderebbe al 30%, creando una situazione economicamente insostenibile per i produttori interessati, anche se si verificassero tutte le non piccole fuoriuscite di altre tipologie di impianti previste nel documento. Se si volesse evitare il disastro, sarebbero necessarie misure ad hoc, a loro volta destinate a gravare sui costi del kWh; oppure basterebbe un contributo delle rinnovabili molto più basso di quello indicato nel documento (e allora si spiegherebbe l’assenza di strumenti adeguati a garantirne loro sviluppo).
L’assenza di queste e di altre, analoghe analisi su possibili conflitti e contraddizioni si traduce in proposte di obiettivi che possono accontentano gli stakeholder dei singoli settori, ma rendono difficile la loro realizzazione.

Fonte (rinnovabili.it)

martedì 11 settembre 2012

Legambiente premia i comuni del solare

A conclusione del Campionato Solare 2012 Legambiente ha messo in evidenza l’importanza di fotovoltaico e termico per la sicurezza energetica nazionale


Sono quasi tutti del nord Italia i comuni vincitori del campionato solare 2012 di Legambiente, che li ha eletti per sottolineare l’importanza della rivoluzione energetica di cui sono protagonisti. Cigliano, Bentivoglio, Narni e Forlì sono i vincitori della competizione, organizzata da Legambiente grazie alla collaborazione di Sorgenia e Gse, simboli di una produzione energetica che non danneggia l’ambiente e allontana le nazioni dalla dipendenza dai combustibili fossili.
La premiazione, avvenuta ieri in occasione della Fiera ZeroEmission in svolgimento a Roma ha assegnato una menzione speciale a Bologna per aver realizzato la prima mappa solare in italia, che riporta online il numero e la localizzazione degli impianti termici e fotovoltaici del suo territorio. La competizione tra comuni che hanno istallato moduli fotovoltaici e termici, nata per stimolare la crescita e la diffusione dello sfruttamento della fonte solare a fini energetici, aiuta a capire quale sia in realtà il ruolo delle fonti rinnovabili nel mix energetico italiano, dove spesso la produzione domestica supera il fabbisogno.
“I premiati sono in testa alle classifiche non solo per i punteggi raggiunti – spiega il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini – ma anche per precise scelte di politica energetica, che hanno permesso di spingere l’innovazione e aiutare in questa direzione cittadini, associazioni, imprese. Questi Comuni sono la migliore fotografia del futuro dell’energia e mostrano come un modello energetico distribuito, rinnovabile ed efficiente sia oggi quanto mai nell’interesse dell’Italia e delle sue famiglie”.
Un successo, quindi, che va oltre le polemiche e i recenti tagli ai sussidi come ha ricordato Zanchini affermando “la prospettiva per il solare in Italia risulta difficile perché è al centro di una campagna mediatica che vorrebbe fermarne lo sviluppo evidenziandone solo gli impatti negativi in bolletta (quando il peso degli aumenti è dovuto principalmente all’aumento del prezzo del petrolio) e quelli paesaggistici dovuti agli impianti a terra. Queste accuse sono chiaramente interessate e ipocrite, spinte da chi vuole salvare impianti vecchi e inquinanti per evitare che lo scenario energetico italiano cambi davvero” ha concluso con la speranza che il governo incentivi nuovamente il fotovoltaico.
LA CLASSIFICA del campionato mette in luce i risultati più importanti tenendo conto della potenza istallata in relazione alla popolazione residente e al fabbisogno e assegnando punti bonus ai comuni che hanno favorito il diffondersi degli impianti attraverso politiche energetiche ad hoc, oltre che alle realtà che per istallare i propri moduli hanno scelto aree degradate e in disuso.
Per i piccoli comuni entro i 5000 abitanti a vincere è stato Cigliano, in provincia di Vercelli, che ha ottenuto 3.084,40 punti grazie ai suoi 17,8 MW di impianti solari fotovoltaici e 199,75 mq di solare termico.
Bentivoglio, in provincia di Bologna, ha ricevuto il primo premio tra i comuni di medie dimensioni (tra 5.000 e 20.000 abitanti) con 112 impianti  per una capacità istallata di 15,9 MW complessivi di impianti fotovoltaici a cui quali vanno ad aggiungersi 20,68 mq di solare termico.
Per i Comuni Medio Grandi (tra 20.000 e 100.000 abitanti) vince Narni, in provincia di Terni con 45 MW di impianti pv e 47,27 mq di solare termico mentre Forlì, con 664 mq di solare termico e 37 MW di pannelli fotovoltaici si piazza in cima alla classifica dei Grandi Comuni, ovvero quelli con oltre 100mila abitanti.
Dopo aver menzionato i vincitori della competizione Legambiente ha inoltre voluto ricordare che prende il via oggi la “Mappatura del Solare” di Legambiente grazie alla quale, collegandosi al sito www.campionatosolare.it cittadini, enti, amministrazioni pubbliche e aziende private possono mappare il proprio impianto solare, termico o fotovoltaico.

Fonte (rinnovabili.it)

venerdì 7 settembre 2012

Fotovoltaico: Bruxelles indaga sull’export cinese

La Commissione Europea apre la procedura d’indagine sulle presunte pratiche di dumping. Pechino: “profondo rammarico per la decisione”

A nulla è valsa l’intermediazione della cancelliera Merkel, né le minacce, più o meno esplicite, pronunciate dalla Cina. La Commissione europea ha annunciato questa mattina che indagherà sulle presunte pratiche di dumping messe in atto da Pechino sulla produzione interna di moduli fotovoltaici. Come già successo negli Stati Uniti, l’inchiesta segue una denuncia presentata da un gruppo di società europee solare, guidate da SolarWorld, che a luglio hanno presentato un reclamo per ottenere dazi sull’export “made in China”, nella speranza di replicare quanto ottenuto dall’industria pv americana.
Secondo l’associazione Eu ProSun, la coalizione composta da 20 grandi compagnie europee attive nel settore, “Le compagnie cinesi hanno conquistato più dell’80% del mercato dell’Unione Europea per prodotti solari partendo virtualmente da zero pochi anni fa. I produttori dell’Unione Europea possiedono le migliori tecnologie solari del mondo ma vengono battuti nel proprio mercato per via dell’esportazione sottocosto illegale dei prodotti solari cinesi sotto il loro costo di produzione”.
La verità è che il mercato asiatico spaventa – solo nel 2011 la Cina ha venduto circa 21 miliardi di euro in pannelli e componenti solari all’Unione europea nel 2011 – tanto da far propendere verso nuove politiche protezionistiche anche paesi che hanno già inseriti nei loro Feed-in –tariff premialità per moduli e componenti fabbricati nella Comunità europea. Senza contare che, complice ovviamente l’attuale crisi economica finanziaria, l’industria del Vecchio Continente conta già le prime vittime di questo mercato sempre più competitivo come dimostra il colosso tedesco Q-Cells, costretto a cedere le proprie attività al gruppo sudcoreano Hanwha, che rileva così 1.250 dipendenti su un totale di circa 1.550 e la maggior parte del Gruppo.
E mentre Bruxelles studia il caso per capire se il sotto costo cinese stia davvero danneggiando l’industria europea, la risposta della Repubblica Popolare non si fa attendere. “La Cina esprime profondo rammarico per la decisione”, ha commentato il portavoce del Ministero del Commercio Shen Danyang. “Le limitazioni ai prodotti solari della Cina non solo ledono gli interessi della nostra industria quanto di quella europea, ma possono anche distruggere il sano sviluppo del settore globale dell’energia solare”. Shen ha esortato l’Unione europea a “prendere seriamente in considerazione la posizione della Cina e le proposte, e di risolvere l’attrito sul commercio pannello solare attraverso consultazioni e la cooperazione”.
DUE FAZIONI INCONCILIABILI La notizia ha fatto piacere a molti e soprattutto a Milan Nitzschke, Presidente di EU ProSun, ha dichiarato: ”La Commissione Europea ha compiuto oggi un grande passo verso la salvaguardia del settore delle tecnologie sostenibili e di una base produttiva più ampia in Europa. Le compagnie cinesi stanno esportando prodotti solari sottocosto in Europa, con un margine di dumping compreso tra il 60% e l’80% che le porta a registrare perdite importanti pur senza finire in bancarotta perché finanziate dallo Stato”. Pratiche sleali di concorrenza a giudizio di Nitzschke  che hanno condotto oltre 20 importanti produttori europei al fallimento nel corso del 2012.
Di tutto altro parere l’Alleanza per un’Energia Solare Accessibile (AFASE) che ha chiesto oggi alla Commissione europea di opporsi a scelte protezionistiche “Il libero scambio è stato uno dei fattori che ha consentito all’industria fotovoltaica europea di svilupparsi rapidamente. In un momento in cui i governi europei stanno riducendo gli incentivi per l’energia solare, eventuali barriere commerciali potrebbero far aumentare i costi e danneggiare irrimediabilmente la competitività di questa fonte di energia”, afferma Thorsten Preugschas, CEO dell’azienda tedesca Soventix ed affiliato ad AFASE. “Di conseguenza, chiediamo alla Commissione Europea di considerare i gravi danni che eventuali dazi causerebbero all’intera industria europea del solare”.
Fonte (rinnovabili.it)

mercoledì 5 settembre 2012

Fotovoltaico: dagli USA il sole artificiale che aiuta la ricerca

Un nuovo simulatore solare promette di mandare in pensione le tradizionali lampade ad arco di xeno normalmente impiegate per testare i materiali fotovoltaici


Come si fa ad essere sicuri che i test effettuati in laboratorio sul fotovoltaico si avvicinino il più possibile alle condizioni reali a cui saranno sottoposte celle e moduli una volta istallati? Semplicemente creando in laboratorio il proprio sole. Si sono lanciati nell’impresa i ricercatori del Physical Measurement Laboratory mettendo a punto una nuova fonte di luce solare portatile da utilizzare per testare le prestazioni e l’efficienza dei materiali fotovoltaici. Questo simulatore si base sulle proprietà dei laser per generare uno spettro quasi identico alle lunghezze d’onda della luce, 450-1750 nm, producendo un fascio concentrato che può essere facilmente adattato per esaminare l’ultima generazione di dispositivi fotovoltaici in nanoscala o in celle multistrato.
“La sorgente di luce convenzionale per testare i materiali fotovoltaici è la lampada ad arco di xeno”, spiega Tasshi Dennis della divisione Quantum Electronics and Photonics. “Possiede molta energia e uno spettro ‘decente’, ma la luce è emessa in tutte le direzioni, e non è l’ideale per testare i materiali multigiunzione più recenti dove ogni sezione risponde a una particolare banda dello spettro”. Uno dei principali vantaggi di questo metodo secondo gli scienziati è che la luce emessa è monomodale, vale a dire: tutte le frequenze dei componenti hanno la stessa distribuzione spaziale e formano un unico raggio. Il sistema non è ancora perfetto però. I ricercatori stanno cercando di risolvere alcune criticità tra cui l’assenza di produzione di raggi ultravioletti.
Fonte (rinnovabili.it)

lunedì 3 settembre 2012

Celle solari double face, per aumentare ancora di più la resa


Perché raccogliere l’energia del sole da un unico piano anziché dotare le celle fotovoltaiche di due ‘facce’  egualmente ricettive? È quello che devono aver pensato i produttori dell’azienda israeliana B-Solar, che hanno appena presentato un’innovativa gamma di celle solari "fronte-retro", in grado cioè di captare la luce del sole su entrambi lati.

Questo vuol dire guadagnare il 50% in più della resa energetica di una normale cella ‘unidirezionale’ e ottimizzare con un unico supporto l’energia derivante dal sole.
Le celle fotovoltaiche bifacciali B-Solar sono in grado di sfruttare sia la luce solare diretta che quella indiretta e diffusa, aumentando notevolmente la quantità energia complessivamente prodotta. La speciale superficie in silicio monocristallino che compone le ‘facce’ delle celle consente un’efficienza estrema, massimizzata dalla tecnologia BSF (Back Structure Field) a base di boro, che sostituisce la tradizionale lastra di alluminio usata per le celle mono- facciali. Questo vuol dire zero dispersioni e massima resa.
Ciò che rende diverse dalle celle tradizionali le bifacciali prodotte da B-Solar, infatti, è la mancanza di chiusura delle celle fotovoltaiche di silicio con materiali opachi (generalmente l’alluminio), sostituiti con il boro, che garantisce trasparenza e aumenta la quantità di luce riflessa captabile, anche in condizioni di nuvolosità.
I vantaggi sono molteplici: oltre al risparmio economico e all’aumento dell’efficienza produttiva, l’effetto estetico è decisamente migliore dal momento che il materiale utilizzato rende semi-trasparente il pannello posteriore e quindi facilmente integrabile su superfici in vetro, pensiline, barriere antirumore e diverse strutture architettoniche.
Una bella innovazione che ci auguriamo trovi il meritato successo anche sul mercato.

Fonte (tuttogreen.it)