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giovedì 20 settembre 2012

Chernobyl prova a rilanciarsi con le energie rinnovabili

A 26 anni dal disastro di Chernobyl, si studia ancora il modo di rilanciare quell’area ecologicamente compromessa, stimata intorno ai 2.600 km/q; ai quali vanno ovviamente sommati altrettanti in Russia e Bielorussia attorno all’area maggiormente colpita nel disastro nucleare del 1986.

In questo primo progetto approvato nel corso dell’estate dall’Ucraina, l’obiettivo principale è di dare una seconda vita ai terreni praticamente inutilizzabili; oltre che fornire un segnale concreto dell’impegno politico sull’intera faccenda. Secondo il progetto, Chernobyl sarebbe addirittura candidata a diventare un vero polmone nella produzione di energia elettrica, ma da fonti verdi.
Pannelli fotovoltaici, pale eoliche e impianti di cogenerazione si occuperebbero di smaltire la grande quantità di legno ancora contaminata dall’esplosione della centrale nucleare a distanza di oltre 26 anni. Insomma, un radicale cambiamento positivo.
In particolare, l’obiettivo che l’Ucraina ha intenzione di raggiungere entro il 2015 è quello di avere una produzione da fonti rinnovabili pari al 10% della richiesta del Paese, cifra che raddoppierà entro il 2030. Numeri e grandi aspettative che per ora esistono solamente sulla carta ma che si auspica possano diventare realtà, evitando colpi di mano che potrebbero avvenire all’ultimo minuto, come accaduto per i 35 milioni di euro destinati alla costruzione di un nuovo reparto oncologico nell’ospedale pediatrico Oxkhmatdyt di Kiev; mai arrivati nonostante le promesse, ma sono stati addirittura utilizzati per finanziare parte degli investimenti di Euro 2012.
Oltre allo scetticismo prevalentemente di natura politica, ce n’è uno prettamente tecnico: secondo le stime dell’agenzia Itar-Tass, l’intero processo di bonifica dell’area di Chernobyl avrà una durata superiore ai 100 anni. Uno spazio di tempo a cui si aggiungono tutt’ora le conseguenze delle radiazioni sulle popolazioni residenti nei pressi dei reattori o, in modo ancora più inquietante, sui ‘figli di Chernobyl‘, cioè i bambini nati a ridosso del disastro nucleare. I quali nascono ancora malformati e molti di loro, crescendo, si ritrovano ula tiroide ingrossata, con tutte le disfunzioni ormonali e i problemi di salute che essa comporta.

Fonte (tuttogreen.it)

martedì 3 aprile 2012

Acciona presenta il risultato del progetto Cargo Xpress

Coniugando il fotovoltaico allo sfruttamento del vento, i ricercatori che hanno preso parte al progetto europeo sono riusciti ad ottenere una nave cargo dall’efficienza record
Acciona, leader nelle energie rinnovabili, ha preso parte al programma europeo Cargo Xpress contribuendo ad un progetto che punta alla costruzione di una nave da carico in grado di risparmiare il 50% del carburante.
Finanziato nell’ambito del 7° Programma Quadro della Commissione europea il progetto ha visto la partecipazione di 12 partner provenienti da 5 paesi che, dopo 32 mesi di lavoro, ha presentato i piani per la costruzione dell’imbarcazione del futuro. Coordinata da Volker H.Rosenkranzy l’iniziativa ha presentato il progetto che coniuga energia solare ed eolica per permettere all’imbarcazione di navigare e portare avanti la vita di bordo senza emissione di inquinanti. Il motore dell’imbarcazione, lunga 84 metri, ha una potenza di 1200 kW alimentati a gas liquefatto supportato da una vela rigida in grado di aprirsi a conchiglia fino a 85° e una istallazione fotovoltaica di 1200 metri quadrati.
Secondo Acciona il vento muoverà l’imbarcazione per il 47% del tempo riuscendo a produrre circa 700 kWh mentre l’istallazione fotovoltaica sarà in grado di generare 600 kWh. Tutta l’energia green prodotta, sostuita al combustibile fossile normalmente impiegato per l’alimentazione delle navi di questo tipo potrebbe portare ad un risparmio in termini di emissioni di inquinanti pari a 3.270 tonnellate di CO2 all’anno, è stato calcolato.
Fonte (rinnovabili.it)
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