Le proposte che l’Associazione si auspica diventino obiettivi della
Strategia Energetica Nazionale, puntano a evitare il collasso del
mercato e a far cogliere all’Italia una grossa opportunità
Un picco che tocca i 15,5 GW e che, oltre a coprire più del 6% del
fabbisogno energetico italiano, conta oltre 100.000 addetti tra
produzione, distribuzione, installazione e indotto. Quella del
fotovoltaico italiano è una corsa iniziata più o meno 7 anni fa,
assolutamente in linea con il trend di sviluppo registrato a livello
internazionale e che nel solo 2011 ha visto investimenti per ben 260
miliardi di dollari. Si tratta di numeri ai quali corrisponde
un’atmosfera tutt’altro che florida, a causa di problematiche con le
quali il settore deve continuamente fare i conti. L’alternanza tra un
conto energia e un altro, la “
visione miope” con cui si è
guardato all’industria nazionale e le continue modifiche degli assetti
normativi hanno seriamente messo a dura prova il settore, non solo per
la contrazione del mercato nazionale, ma anche per la mancanza di una
visione di lungo termine e quindi di una strategia sulla quale
costruire.
Partendo dal presupposto che sarebbe un errore strategico per l’Italia
mettere in discussione il sostegno alle rinnovabili, il documento
diffuso ieri da GIFI (
Proposte GIFI per il FV 2.0)
vuole essere uno strumento per ricordare agli organi competenti che
quello su cui si sta discutendo non è un settore di soli costi, ma un
comparto che potrebbe favorire la ripresa economica del Paese, “
attraverso l’incremento del prodotto interno lordo, del gettito fiscale, dell’occupazione”
e la contemporanea diminuzione del picco giornaliero della domanda
energetica. Il tutto in una cornice di benefici per l’ambiente e la
salute umana, perfettamente in linea peraltro con quanto stabilito dai
dettami europei.
Per l’Associazione, è giusto guardare oltre il V Conto Energia e
adottare soluzioni che permettano al settore di continuare a vivere.
Utilizzare i soldi risparmiati grazie allo sviluppo delle FER ed
eliminare dalla bolletta elettrica la voce relativa agli oneri generali
di sistema potrebbero essere disposizioni utili da introdurre, ma è
necessario anche dare la possibilità agli operatori fotovoltaici
nazionali, oggi fortemente penalizzati dal costo del denaro, di poter
competere “ad armi pari” a livello globale, operazione possibile per
GIFI introducendo un fondo speciale per consentire l’accesso al credito a
tassi ragionevoli. A ciò si aggiunge la necessità di estendere oltre il
30 giugno 2013 la detrazione fiscale sugli investimenti, ridurre il
carico fiscale derivante dai ricavi della produzione di energia, rendere
effettivamente operativi i Sistemi efficienti di utenza attraverso il
coinvolgimento di tutti gli utenti, rivedere opportunamente lo Scambio
sul Posto e, non ultimo, semplificare tutti gli iter autorizzativi.
Presidente Natalizia, come si arriva al fotovoltaico 2.0?
Ci si arriva dopo 5 versioni diverse del conto energia, un
sistema di incentivazione nato contemporaneamente anche in altri Paesi e
con l’idea di accompagnare il fotovoltaico fino alla grid parity. In
questi anni, purtroppo, i vari cambi di programma hanno portato a uno
sviluppo non sempre sano e sostenibile del settore e la mancanza di un
allineamento europeo delle tariffe ha generato situazioni difficili da
gestire, con periodi di vere e proprie esplosioni di mercato e altri in
cui ha prevalso la stagnazione della domanda. Adesso arriviamo alla fine
del 2012 con una brutta sorpresa: i soldi del V Conto Energia, che
avrebbero dovuto condurci almeno alla metà del 2015, basteranno per
arrivare a metà o, secondo i più ottimisti, quasi alla fine del 2013. La
necessità di trovare strumenti alternativi agli incentivi classici,
ricadenti tra l’altro sulle bollette elettriche e quindi sugli utenti in
generale, è nata anche dal periodo in cui ci troviamo, con una
situazione economica internazionale peggiorata a causa della crisi. Da
qui l’esigenza di trovare una soluzione affinché il mercato possa andare
avanti. Tutto quello che è stato realizzato ha permesso alle aziende
italiane di crescere, svilupparsi e creare occupazione. I 2,5 miliardi
di euro all’anno di importazioni di combustibili fossili in meno sono
quello che il Ministero dello Sviluppo Economico ha definito la bilancia
commerciale positiva in termini energetici. Non disperdere tutto il
patrimonio acquisito in questi anni è per l’Italia una grossissima
opportunità.
Come si differenzia il “caso del fotovoltaico” italiano rispetto a quello degli altri Paesi europei?
C’è una sorta di similitudine in alcuni programmi di
incentivazione, che hanno guardato con un’attenzione maggiore rispetto
al passato ai costi anche per effetto della crisi finanziaria, e in
generale a livello europeo i sistemi vanno verso una riduzione graduale
della quota di incentivi erogata per il settore, e in alcuni casi sono
già in una fase finale. L’aspetto peculiare dell’Italia e l’approccio
politico, non sempre attento e giusto. Spesso il settore viene visto
come un problema da affrontare e non come un’opportunità di sviluppo.
Non si cerca di sfruttare quello che di buono si è creato e quello che
di buono si potrebbe creare. Penso ad alcune best practice tutte nostre
sul piano dell’accumulo o su quello di sviluppo della smart grid, che,
se fossero sostenute a livello politico, potrebbero acquisire un
vantaggio competitivo ed essere esportate all’estero.
Se le vostre proposte venissero accolte da chi di dovere, si potrebbe parlare di una rinascita del fotovoltaico?
Non mi piace parlare di rinascita perché almeno oggi ancora non
la vedo la morte del settore. Sicuramente c’è stato un rallentamento
forte a cui seguirà un ridimensionamento dettato, a mio avviso, da
numeri piuttosto elevati del passato. Non possiamo cioè pensare che i
9,4 GW del 2011 siano un riferimento da vedere come termine di paragone
per gli anni successivi. Le nostre proposte, se approvate, potrebbero
evitare il collasso del mercato e portare all’indipendenza totale dagli
incentivi. In ultimo, ci aspettiamo che le aziende del settore abbiano
finalmente la possibilità di pianificare gli investimenti,
contrariamente a quanto è accaduto in questi ultimi anni.
Fonte (rinnovabili.it)