Via libera definitivo ai due decreti ministeriali con la firma dei
ministri Passera, Clini e Catania. Tra le modifiche apportate,
ampliamento del budget di spesa a 500 mln e innalzamento della soglia
per il registro solare
Il Quinto Conto Energia e il provvedimento sulle rinnovabili elettriche sono ufficialmente legge. Come
preannunciato dallo stesso Passera,
si è conclusa venerdì sera la lunga marcia dei due decreti ministeriali
che definiscono le nuove tariffe statali per l’elettricità verde “made
in Italy”. Anche il ministro dell’ambiente Corrado Clini e quello delle
politiche agricole Mario Catania hanno apposto la propria firma sui due
testi, formalizzando così il via libera ai nuovi regimi incentivanti.
Durante questi mesi di attesa, dura prova il settore delle rinnovabili
italiane, si è assistito ad un susseguirsi di prese di posizione e
scontri, ma nonostante gli interventi della Commissione Europea, il
parere condizionato delle regioni e l’appello degli attori del settore, i
testi finali dei due decreti non si discostano troppo dalle posizioni
iniziali a cominciare dalla disposizione, in linea con le previsioni
della precedente normativa, dell’entrata in vigore
45 giorni dopo il superamento (previsto a breve) della soglia di 6 miliardi di incentivi per il fotovoltaico, e il
1 gennaio 2013 per le altre rinnovabili elettriche,
pur prevedendo un periodo transitorio di 4 mesi. Unica eccezione è
quella prevista per gli impianti pv realizzati su edifici pubblici e su
aree delle amministrazioni pubbliche che entrano in esercizio entro il
31 dicembre 2012 a cui si applicheranno ancora le tariffe del Quarto
Conto Energia.
Gli obiettivi rimangono gli stessi:
raggiungere e superare i target richiesti dalla UE riducendo l’onere
sulle bollette di cittadini e imprese attraverso un sistema di sussidi –
a detta dei ministri – “moderno, sostenibile ed equo”.
Attraverso una nota congiunta Clini e Passera ci tengono però a
sottolineare che nelle ultime settimane, sono state effettuate
importanti modifiche migliorative, che integrano in un certo qual senso i
pareri dell’Autorità per l’Energia e della Conferenza Unificata, oltre a
tener conto delle specifiche mozioni Parlamentari e i suggerimenti di
Associazioni di categoria.
“I Decreti – si legge nella nota stampa – pongono
le basi per uno sviluppo ordinato e sostenibile delle energie
rinnovabili, allineando gli incentivi ai livelli europei e adeguandoli
agli andamenti dei costi di mercato delle tecnologie (calati
radicalmente nel corso degli ultimi anni). Si introduce inoltre un
sistema di controllo e governo dei volumi installati e della relativa
spesa complessiva (aste per impianti grandi e registri per impianti di
taglia media).”
COSA E’ CAMBIATO Le
settimane di concertazione fra i tre dicasteri competenti, e soprattutto
l’irremovibilità del ministro dell’Ambiente su alcuni punti clou hanno
portato alla modifica di alcune norme rispetto alla versione originale
dei decreti, a partire da un ampliamento del budget di spesa, per un totale di 500 milioni di euro annui – pari a ulteriori 10 miliardi di Euro di spesa su 20 anni – suddivisi tra Quinto Conto Energia (200 milioni) e rinnovabili elettriche (300 milioni) e da un forte semplificazione delle procedure per l’iscrizione ai registri che introduce l’autocertificazione in sostituzione dell’atto di notorietà.
Inserito anche un contenuto innalzamento delle soglie di accesso ai registri, che passa così dai 12 ai 20 KW per tutte le categorie rilevanti a patto che accettino di ricevere una tariffa incentivante decurtata del 20%,
esentando invece dall’obbligo gli impianti a concentrazione, quelli
innovativi e quelli realizzati da Amministrazioni pubbliche, oltre a
quelli in sostituzione di amianto fino a 50 KW. Gli altri impianti
fotovoltaici accedono, invece, qualora rispettino i requisiti stabiliti
previa iscrizione in appositi registri, “in posizione tale da rientrare
nei seguenti limiti massimi di costo indicativo cumulato annuo degli
incentivi:
a) 1° registro: 140 milioni di euro;
b) 2° registro: 120 milioni di euro;
c) registri successivi: 80 milioni di euro a registro e comunque fino al raggiungimento del limite.
Rimangono confermate le premialità
gli impianti fotovoltaici realizzati in sostituzione di coperture in
eternit e quelli con preponderante uso di componenti europei, e
la priorità di accesso al registro per gli impianti realizzati dalle
aziende agricole. Infine è stato aggiunto un incremento delle tariffe
per alcune specifiche tecnologie che presentano una forte ricaduta sulla
filiera nazionale come nel caso geotermico innovativo, fotovoltaico a
concentrazione e innovativo.
“L’energia rinnovabile – hanno dichiarato i ministri Catania, Clini e Passera –
è un pilastro fondamentale della nostra strategia, ed è per questo
essenziale supportarla in modo efficace, favorendo le fonti che possono
sviluppare una filiera produttiva nazionale, senza generare dannose
competizioni con la produzione alimentare. Allo stesso tempo, con questi
decreti si pone un freno alla crescita dei costi energetici per i
cittadini e le imprese. La sostenibilità economica e ambientale sono i
due cardini della strategia energetica del Paese”.
OBIETTIVO MANCATO? Che si tratti di un sistema incentivante moderno, sostenibile ed equo
non sono tutti d’accordo. Se i testi finali hanno trovato il
beneplacito dei Ministeri competenti, non tardano ad arrivare le prime
critiche da parte di quanti hanno sempre visto nel contenuto dei due
provvedimenti un errore politico e un freno alla crescita del settore green energy nostrano. Così commenta a caldo il senatore Francesco Ferrante:
“Il punto a mio parere è che, sia con il V conto energia sul
fotovoltaico, con gli assurdi registri, sia con il decreto non fv, di
nuovo con registri e aste, si è scelto un meccanismo che non promuove
anzi ostacolerà lo sviluppo di un settore che invece andava accompagnato
con dolcezza per quel breve tratto che lo avrebbe portato alla grid
parity e quindi a nessun incentivo”.
“Oggi, con la speranza che nonostante le
scelte di una politica, che si è rivelata ancora una volta inadeguata a
cogliere le opportunità del cambiamento, il settore riesca comunque a
sopravvivere, crediamo si debba lavorare da subito per un quadro nuovo
di regole che già dal prossimo anno, con la nuova legislatura, permetta
la diffusione delle rinnovabili attraverso la rivoluzione della rete e
consenta che le fonti del futuro possano da subito esprimere tutte le
loro potenzialità”.