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giovedì 26 luglio 2012

Alcatraz ha imprigionato il sole

L’ex prigione, oggi museo storico, si illuminerà grazie al nuovo impianto fotovoltaico da 307 kW istallato sul tetto della struttura



Fino ai primi anni sessanta dello scorso secolo è stato uno dei carceri di massima sicurezza più famosi al mondo. Oggi Alcatraz, svuotate definitivamente le sue celle nel 1963, si prepara a detenere un prigioniero speciale: il sole. L’ex-istituto penitenziario, attualmente incluso nella Golden Gate National Recreation Area, ha deciso di convertirsi al fotovoltaico, ospitando sul proprio tetto un impianto da 307 kW. Il progetto, sviluppato dal National Park Service (attuale gestore della struttura) e dal National Renewable Energy Laboratory del Doe statunitense, ha richiesto l’istallazione di ben 1.300 moduli ed un sistema di stoccaggio per l’energia generata, oltre ad un investimento di 3,6 milioni dollari, fondi in parte concessi dal programma di risanamento economico lanciato dall’amministrazione Obama.
Parte di un programma più ampio per la diffusione dell’energia pulita nei parchi nazionali americani e nei punti di riferimento storici, la solarizzazione del struttura carceraria servirà essenzialmente a fornire all’impianto d’illuminazione l’elettricità fino a ieri ottenuta dal carburante fossile. ”Il costo del trasporto del combustibile diesel sull’isola (costi di manutenzione e il prezzo del combustibile stesso) incrementa la spesa dell’energia elettrica a circa 76 centesimi di dollaro un kWh”. ha spiegato Andy Walker, ingegnere senior coinvolto nel progetto. Il progetto fotovoltaico porta quel costo a 71 centesimi e include i costi di capitale per l’acquisto dei moduli e per istallazione e erigendo loro sui tetti”.
Fonte (rinnovabili.it)


venerdì 16 marzo 2012

“Black Silicon”, conto alla rovescia per la commercializzazione

La tecnologia è stata messa a punto dal National Renewable Energy Laboratory che ha concesso la licenza esclusiva a Natcore Technology per la commercializzazione
Si chiama “Black Silicon Nanocatalytic Wet-Chemical Etch” ed è il processo indicato da molti come la promessa del fotovoltaico di domani. La tecnica è stata messa a punto dai ricercatori del NREL, il laboratorio energetico del Doe statunitense, con l’obiettivo di ridurre al minimo la riflettenza delle celle nei confronti dei raggi solari incidenti e dunque aumentarne l’efficienza di conversione. Gli scienziati americani sono riusciti a dimostrare che il silicio nero, inciso chimicamente per farlo apparire scuro, riesce ad assorbire la quasi totalità di luce che lo colpisce su diverse lunghezze d’onda. Nel dettaglio, il trattamento crea una superficie priva di spigoli vivi per riflettere la luce la cui variazione di profondità consente alla superficie di intercettare un ampio spettro di luce. Per portare il Black Silicon dal laboratorio al mercato, il NREL ha firmato in questi giorni un accordo di cooperazione con la Natcore Tecnology, detentore ora della licenza esclusiva.
Grazie all’intesa prenderà il via una cooperativa di R&S, finanziata con 150mila dollari, che si impegnerà su due obiettivi differenti: ridurre i costi delle celle solari del 2%-3%, e, aumentare la produzione di energia del modulo dal 3% al 10% nel senza l’ausilio di un meccanismo di inseguimento solare. Questi obiettivi potrebbero essere realizzati combinando la tecnologia di deposizione a fase liquida di Natcore con la sopracitata “Black Silicon Nanocatalytic Wet-Chemical Etch”. “La nostra tecnologia creerà una nuova industria americana”, commenta il presidente e amministratore delegato della società Chuck Provini. “Abbiamo cercato per due anni d’ottenere il sostegno finanziario del Dipartimento dell’Energia. Questo costituisce un primo significativo passo”. La compagnia prevede di iniziare le vendite commerciali dei moduli in silicio nero quest’anno.
Fonte (rinnovabili.it)
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