Come si fa ad essere sicuri che i test
effettuati in laboratorio sul fotovoltaico si avvicinino il più
possibile alle condizioni reali a cui saranno sottoposte celle e moduli
una volta istallati? Semplicemente creando in laboratorio il proprio
sole. Si sono lanciati nell’impresa i ricercatori del Physical
Measurement Laboratory mettendo a punto una nuova fonte di luce solare
portatile da utilizzare per testare le prestazioni e l’efficienza dei
materiali fotovoltaici. Questo simulatore si base sulle proprietà dei
laser per generare uno spettro quasi identico alle lunghezze d’onda
della luce, 450-1750 nm, producendo un fascio concentrato che può essere
facilmente adattato per esaminare l’ultima generazione di dispositivi
fotovoltaici in nanoscala o in celle multistrato.
“La sorgente di luce convenzionale per
testare i materiali fotovoltaici è la lampada ad arco di xeno”, spiega
Tasshi Dennis della divisione Quantum Electronics and Photonics.
“Possiede molta energia e uno spettro ‘decente’, ma la luce è emessa in
tutte le direzioni, e non è l’ideale per testare i materiali
multigiunzione più recenti dove ogni sezione risponde a una particolare
banda dello spettro”. Uno dei principali vantaggi di questo metodo
secondo gli scienziati è che la luce emessa è monomodale, vale a dire:
tutte le frequenze dei componenti hanno la stessa distribuzione spaziale
e formano un unico raggio. Il sistema non è ancora perfetto però. I
ricercatori stanno cercando di risolvere alcune criticità tra cui
l’assenza di produzione di raggi ultravioletti.
Fonte (rinnovabili.it)
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