venerdì 28 ottobre 2011

Impianto Fotovoltaico: Che cos'è, caratteristiche e fisionomia (PARTE 2)

Moduli Fotovoltaici

Come abbiamo detto i moduli fotovoltaici sono dispositivi in grado di convertire l'energia solare direttamente in energia elettrica mediante effetto fotovoltaico. Esteticamente sono simili al pannello solare termico, ma ha scopo e funzionamento molto differenti.
Il pannello solare termico converte la radiazione solare in energia termica mentre come sappiamo i moduli fotovoltaici producono corrente elettrica.



Tipologie costruttive:
Il silicio è in assoluto il materiale più utilizzato nella realizzazione dei moduli fotovoltaici; il silicio è  un elemento chimico della tavola periodica degli elementi. È il secondo elemento per abbondanza nella crosta terrestre dopo l'ossigeno, componendone il 27,7% del peso. Si trova in argilla, feldspato, granito e quarzo, principalmente in forma di biossido di silicio, silicati e alluminosilicati (composti contenenti silicio, ossigeno e metalli). Il silicio è il componente principale di vetro, cemento, semiconduttori, ceramica e silicone.

Nel fotovoltaico il silicio viene ottenuto in wafer che vengono tra loro per poi formare un modulo fotovoltaico. Le tipologie costruttive di celle fotovoltaiche più comuni sono:

  • Silicio monocristallino: presentano efficienza dell'ordine del 16-17%. Sono tendenzialmente costosi e, dato che vengono tagliati da lingotti cilindrici, è difficile ricoprire con essi superfici estese senza sprecare materiale o spazio.
  • Silicio policristallino: celle più economiche, ma meno efficienti (15-16%), il cui vantaggio risiede nella facilità con cui è possibile tagliarle in forme adatte ad essere unite in moduli.
  • Silicio "ribbon": preparate da silicio fuso colato in strati piani. Queste celle sono ancora meno efficienti (13,5-15%), ma hanno l'ulteriore vantaggio di ridurre al minimo lo spreco di materiali, non necessitando di alcun taglio. Un approccio alternativo procede con la ricopertura dell'intero modulo con il materiale desiderato e il successivo disegno delle celle da parte di un laser.
  • Silicio amorfo depositato da fase vapore: hanno un'efficienza bassa (8%), ma sono molto più economiche da produrre. Il silicio amorfo possiede un bandgap maggiore del silicio cristallino (1.7 eV contro 1.1 eV): ciò significa che è più efficiente nell'assorbire la parte visibile dello spettro della luce solare, ma fallisce nel raccoglierne la parte infrarossa. Dato che il silicio nanocristallino ha circa lo stesso bandgap del Si-c, i due materiali possono essere combinati creando una cella a strati, in cui lo strato superiore di Si-a assorbe la luce visibile e lascia la parte infrarossa dello spettro alla cella inferiore di silicio nano cristallino.
  • CIS: basate su strati di calcogenuri (ad es. Cu(InxGa1-x)(SexS1-x)2). Hanno un'efficienza fino all'11%, ma il loro costo è ancora troppo elevato.
  • Celle fotoelettrochimiche: queste celle, realizzate per la prima volta nel 1991, furono inizialmente concepite per imitare il processo di fotosintesi. Questo tipo di cella permette un uso più flessibile dei materiali e la tecnologia di produzione sembra essere molto conveniente. Tuttavia, i coloranti usati in queste celle soffrono problemi di degrado se esposti al calore o alla luce ultravioletta. Nonostante questo problema, questa è una tecnologia emergente con un impatto commerciale previsto entro una decina di anni.
I Moduli possono essere raggruppati in:
-Moduli Cristallini:
  • Silicio monocristallino, in cui ogni cella è realizzata a partire da un wafer la cui struttura cristallina è omogenea (monocristallo);
  • Silicio policristallino, in cui il wafer di cui sopra non è strutturalmente omogeneo ma organizzato in grani localmente ordinati.
-Moduli a film sottile:
  • Silicio amorfo, in cui gli atomi di silicio vengono deposti chimicamente in forma amorfa, ovvero strutturalmente disorganizzata, sulla superficie di sostegno. Questa tecnologia impiega quantità molto esigue di silicio (spessori dell'ordine del micron). I moduli in silicio amorfo mostrano in genere una efficienza meno costante delle altre tecnologie rispetto ai valori nominali, pur avendo garanzie in linea con il mercato. Il dato più interessante riguarda l'EROEI, che fornisce valori molto alti (in alcuni casi arrivano anche a 9), il che attesta l'economicità di questa tecnologia.
  • Tellururo di cadmio (CdTe): sono i pannelli a film sottile più economici e col più basso rendimento termodinamico. A Maggio 2011, il Consiglio d'Europa ha confermato che non esiste alcun divieto di produzione o installazione di questi pannelli, allo scopo di rispettare gli obiettivi prefisstati in termini di energie rinnovabili ed efficienza energetica; contestualmente, data la sua documentata tossicità, ha inserito il cadmio nella lista dei materiali vietati nelle produzioni elettriche o elettroniche. Il divieto di utilizzo nella produzione di celle fotovoltaiche parte dal 2013.
  • Solfuro di cadmio (CdS) microcristallino, che presenta costi di produzione molto bassi in quanto la tecnologia impiegata per la sua produzione non richiede il raggiungimento delle temperature elevatissime necessarie invece alla fusione e purificazione del silicio. Esso viene applicato ad un supporto metallico per spray-coating, cioè viene letteralmente spruzzato come una vernice. Tra gli svantaggi legati alla produzione di questo genere di celle fotovoltaiche vi è la tossicità del cadmio ed il basso rendimento del dispositivo.
  • Arseniuro di gallio (GaAs), una lega binaria con proprietà semiconduttive, in grado di assicurare rendimenti elevatissimi, dovuti alla proprietà di avere un gap diretto (a differenza del silicio). Viene impiegata soprattutto per applicazioni militari o scientifiche avanzate (come missioni automatizzate di esplorazione planetaria o fotorivelatori particolarmente sensibili). Tuttavia il costo proibitivo del materiale monocristallino a partire dal quale sono realizzate le celle, lo ha destinato ad un impiego di nicchia.
  • Diseleniuro di indio rame (CIS), con opacità variabile dal 100% al 70% ottenuta mediante fori ricavati direttamente nel film.
  • Diseleniuro di indio rame gallio (CIGS)
Composizione
I moduli in silicio mono o policristallini rappresentano la maggior parte del mercato. Sono tecnologie costruttivamente simili, e prevedono che ogni cella fotovoltaica sia cablata in superficie con una griglia di materiale conduttore che ne canalizzi gli elettroni. Ogni singola cella viene connessa alle altre mediante nastrini metallici, in modo da formare opportune serie e paralleli elettrici. La necessità di silicio molto puro attraverso procedure di purificazione dell'ossido di silicio presente in natura eleva il costo della cella fotovoltaica.
 
Cella fotovoltaica
Cella fotovoltaica

La cella fotovoltaica o cella solare è l'elemento base nella costruzione di un modulo fotovoltaico. La versione più diffusa di cella fotovoltaica, quella in materiale cristallino, è costituita da una lamina di materiale semiconduttore, il più diffuso dei quali è il silicio, e si presenta in genere di colore nero o blu e con dimensioni variabili dai 4" ai 6". Il rendimento della cella fotovoltaica si ottiene valutando il rapporto tra l'energia prodotta dalla cella e l'energia luminosa che investe l'intera sua superficie. Valori tipici per gli esemplari in silicio multicristallino comunemente disponibili sul mercato si attestano attorno al 18%.


Ora vediamo da vicino la costruzione di un modulo fotovoltaico in silicio:
Il modulo fotovoltaico in silicio è costituito da un sandwich di materie prime detto laminato e dai materiali acessori atti a rendere usabile il laminato.

Il laminato viene preparato con i seguenti materiali:
  • Vetro (i moduli costruiti in Italia abitualmente usano vetro da 4mm di spessore)
  • Etilene vinil acetato - EVA
  • Celle mono o poli cristalline
  • Backsheet
Il vetro viene usato come base su cui viene steso un foglio di Eva. Sopra all'Eva vengono posizionate le celle rivolte con il lato fotosensibile verso il basso, viene steso un altro foglio di eva e quindi viene steso un foglio di materiale isolante plastico oppure un'altra lastra di vetro. Il vetro è a basso contenuto di ferro per garantire una maggiore trasparenza ai raggi solari ed è temprato. Abitualmente il vetro lascia passare circa il 91,5% dell'insolazione ricevuta. Il sandwich così realizzato viene inviato al laminatore per realizzare la laminazione.
Se la laminazione è stata fatta correttamente il laminato potrebbe resistere alle intemperie per almeno 25/30 anni.

Prestazioni e rendimento:
Le prestazioni dei moduli fotovoltaici sono suscettibili di variazioni anche sostanziose in base:
  • al rendimento dei materiali;
  • alla tolleranza di fabbricazione percentuale rispetto ai valori di targa;
  • all'irraggiamento a cui le sue celle sono esposte;
  • all'angolazione con cui questa giunge rispetto alla sua superficie;
  • alla temperatura di esercizio dei materiali, che tendono ad "affaticarsi" in ambienti caldi;
  • alla composizione dello spettro di luce.
  • banda spettrale di radiazione solare assorbita.
Ricerca e innovazioni
La ricerca in campo fotovoltaico è indirizzata verso il miglioramento del rapporto fra efficienza e costo del modulo fotovoltaico. Il basso valore di questo rapporto costituisce il limite più forte all'affermazione su grande scala di questa tecnologia energetica il che si traduce in un alto costo per kilowattora prodotto almeno nel periodo di ammortamento dell'impianto. Quindi la ricerca si indirizza verso la scoperta di materiali semiconduttori e tecniche di realizzazione che coniughino il basso costo con un'alta efficienza di conversione.
Presso l'Università di Toronto nel 2005 è stato inventato un materiale plastico che sfrutta nanotecnologie per convertire in elettricità i raggi solari anche nella banda dell'infrarosso, e che quindi funziona anche con il tempo nuvoloso. Gli autori della ricerca sperano che costruendo pannelli fotovoltaici con questo materiale si possano ottenere prestazioni cinque volte superiori al silicio, tanto che una copertura dello 0,1% della superficie terrestre sarebbe sufficiente a sostituire tutte le attuali centrali elettriche. Il materiale può essere spruzzato su una superficie, come un vestito o la carrozzeria di un'automobile.
Un'importante collaborazione fra Eni e Mit sta orientando gli investimenti nella costruzione di celle fotovoltaiche con materiali che ne aumentino il rendimento rispetto al 15-17% attuale del silicio.
La società cinese Suntech Power Holdings, una delle società leader al mondo, nel piano industriale di dicembre 2010 ha stimato di raggiungere nel 2015 un'efficienza di conversione su larga scala pari al 23%.
Il neonato fotovoltaico organico consente un abbattimento dei costi, pur senza aumento di efficienza. Questa tecnologia usa pigmenti organici al posto dei semiconduttori inorganici e può sfruttare economiche tecniche realizzative di fotolitografia.

Certificazioni:
I moduli fotovoltaici, se impiegati in un impianto fotovoltaico connesso alla rete all'interno dell'Unione Europea, devono obbligatoriamente essere certificati in base alla normativa IEC 61215, che ne determina le caratteristiche sia elettriche che meccaniche. Tra i test più importanti si cita quello per determinarne la potenza in condizioni di insolazione standard, espressa in watt picco (Wp).

(Nella terza parte parleremo, infine, del conto energia; ricordo come sempre l'utile link per ricevere un preventivo senza impegno: CLICCA QUI!)

lunedì 24 ottobre 2011

Impianto Fotovoltaico: Che cos'è, caratteristiche e fisionomia (PARTE 1)

Oggi andiamo a vedere da vicino che cos'è un impianto fotovoltaico trattando le varie peculiarità.
La definizione in generale, come ci suggerisce wikipedia, è questa:
"Un impianto fotovoltaico è un impianto elettrico costituito da più moduli fotovoltaici che sfrutta l'energia solare per produrre energia elettrica mediante effetto fotovoltaico."
Andiamo ad analizzare parola per parola la definizione.
-Un impianto fotovoltaico è un impianto elettrico...: con il termine impianto elettrico ci si riferisce a quell'insieme di apparecchiature elettriche, meccaniche e fisiche atte alla trasmissione e all'utilizzo di energia elettrica.
-...costituito da più moduli fotovoltaici...: Un modulo fotovoltaico è un dispositivo in grado di convertire l'energia solare direttamente in energia elettrica mediante effetto fotovoltaico.
-...che sfrutta l'energia solare per produrre energia elettrica...: Senza dilungarci troppo sulla spiegazione dell'energia solare diciamo brevemente che essa è la fonte primaria di energia sulla Terra e che rende possibile la vita. Da essa derivano più o meno direttamente quasi tutte le altre fonti energetiche disponibili all'uomo.
-...mediante effetto fotovoltaico: l'effetto fotovoltaico è quel fenomeno fisico che si realizza quando un elettrone presente nella banda di valenza di un materiale passa alla banda di conduzione a causa dell'assorbimento di un fotone sufficientemente energetico incidente sul materiale. [Che cosa significa tutto ciò? In parole povere l'effetto fotovoltaico è basato sulle proprietà di alcuni materiali semiconduttori (con caratteristiche sia di conduttore elettrico sia di isolante elettrico, come ad esempio il silicio) che sono in grado di generare elettricità quando vengono colpiti da radiazione solare.]

Gli impianti fotovoltaici sono generalmente suddivisi in due grandi famiglie: impianti ad isola (detti "stand-alone") e impianti connessi ad una rete di distribuzione esistente gestita da terzi (detti "grid-connect").

Stand-alone o impianto ad isola
Generalmente ci si riferisce a quegli impianti elettrici isolati da altre fonti energetiche e che si riforniscono da un impianto fotovoltaico elettricamente isolato ed autosufficiente.
I principali componenti di un impianto fotovoltaico a isola sono generalmente:
  • Campo fotovoltaico, incaricato a raccogliere energia attraverso moduli fotovoltaici disposti a favore del sole;
  • Regolatore di carica, che stabilizza l'energia raccolta e la gestisce all'interno del sistema;
  • Batteria di accumulo, costituita da una o più batterie ricaricabili che hanno il compito di conservare la carica elettrica fornita dai moduli per permetterne un utilizzo da parte degli apparecchi elettrici utilizzatori.
  • Inverter o detto convertitore C.C./C.A., deputato a convertire la tensione continua (DC) in uscita dal pannello (solitamente 12 o 24 volt) in una tensione alternata (AC) più alta (in genere 110 o 230 volt per impianti fino a qualche kW, a 400 volt per impianti con potenze oltre i 5 kW)
Grid-connect o impianto connesso alla rete elettrica
Questa famiglia identifica quelle utenze elettriche già servite dalla rete nazionale in AC (corrente alternata), ma che immettono in rete la produzione elettrica risultante dal loro impianto fotovoltaico, opportunamente convertita in corrente alternata e sincronizzata a quella della rete.
I principali componenti di un impianto fotovoltaico connesso alla rete sono:
  • Campo fotovoltaico, incaricato a raccogliere energia attraverso moduli fotovoltaici disposti a favore del sole;
  • Inverter, deputato a stabilizzare l'energia raccolta, a convertirla in corrente alternata e ad iniettarla in rete;
  • Quadristica di protezione e controllo, da situare in base alle normative vigenti tra l'inverter e la rete che questo alimenta.
  •   I cavi di connessione, componente spesso sottovalutata, che devono presentare un'adeguata resistenza ai raggi UV ed alle temperature.
Caratteristiche dell'impianto
La potenza nominale di un impianto fotovoltaico si misura con la somma dei valori di potenza nominale di ciascun modulo fotovoltaico di cui è composto il suo campo, e l'unità di misura è il chilowatt (simbolo: kW).
La superficie occupata da un impianto fotovoltaico è in genere poco maggiore rispetto a quella occupata dai soli moduli fotovoltaici, che richiedono, con le odierne tecnologie, circa 8 m² / kW (Significa che occorrono circa 8 m² per realizzare 1kW).
Da osservare che esistono più tipi di celle solari ed ogni tipologia di cella ha un tipico "consumo" in termini di superficie (per esempio con le tecnologie a silicio amorfo oltre i 20 m² / kW). Negli impianti su terreno o tetto piano, è prassi comune distribuire geometricamente il campo su più file, sollevate singolarmente verso il sole, in modo da massimizzare l'irraggiamento captato dai moduli.
In entrambe le configurazioni di impianto, ad isola o connesso, l'unico componente disposto all'esterno è il campo fotovoltaico, mentre regolatore, inverter e batteria sono tipicamente disposti in locali tecnici predisposti.
Curiosità: per massimizzare la captazione dell'irraggiamento solare si progettano e si realizzano sempre più moduli fotovoltaici ad 'inseguimento' solare che adattano cioè l'inclinazione del pannello all'inclinazione dei raggi solari durante il giorno e la stagione.
La prassi vuole che gli impianti fotovoltaici vengano suddivisi per dimensione in 3 grandi famiglie, con un occhio di riguardo soprattutto a quelli connessi alla rete:
  • Piccoli impianti: con potenza nominale inferiore a 20 kW;
  • Medi impianti: con potenza nominale compresa tra 20 kW e 50 kW;
  • Grandi impianti: con potenza nominale maggiore di 50 kW.
Questa classificazione è stata in parte dettata dalla stessa normativa italiana del Conto energia, tuttavia il "Nuovo conto energia" del Febbraio 2007 definisce tre nuove tariffe incentivanti: da 1 a 3 kW, da 3 a 20 kW e oltre i 20 kW.

Stime e fattibilità in larga scala

Le stime del consumo elettrico italiano per il 2008 sono di 339,5 TWh (miliardi di kWh) e sono stati prodotti circa 58 TWh da fonti rinnovabili. Per il fotovoltaico, al termine del 2010, risultava installata una potenza di picco pari a 3470 MW, con una produzione di 1,9 TWh, valore quasi triplicato rispetto ai 0,67 TWh prodotti nel 2009 (questo fa capire di quanto il fenomeno sia in ascesa e di quanta importanza viene data all'energia prodotta da fonti rinnovabili in particolar modo al fotovoltaico).
Secondo vari studi effettuati nel 2004, per coprire il consumo energetico elettrico italiano sarebbero necessari 1.861 km² pari allo 0,62% del territorio italiano (supponendo 1500 ore di insolazione all'anno che generi la potenza di picco e 8 m² per kWp).


Il principale ostacolo all'installazione di questo tipo di impianti è stato, per lungo tempo, l'alto costo degli impianti stessi e di conseguenza dell'energia prodotta. Tali limiti sono stati largamente compensati negli ultimi anni dalla produzione in più larga scala, conseguenza diretta dell'incentivazione offerta alla produzione di energia solare che ha portato ad un sostanziale abbattimento dei costi.
Molte speranze si possono ragionevolmente riporre nel fotovoltaico, integrato con gli altri sistemi di energia rinnovabile, nella sostituzione graduale delle energie fossili, ormai in via di esaurimento. Segnali di questo tipo provengono da diverse esperienze europee. In Germania in particolare, leader mondiale del settore, sono state avviate molte centrali elettriche fotovoltaiche utilizzando zone dismesse o tetti di grandi complessi industriali.

FINE PRIMA PARTE

(Nella seconda parte tratteremo le caratteristiche dei moduli fotovoltaici da vicino e parleremo del conto energia)
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venerdì 21 ottobre 2011

News Eolico: Nanotubi di carbonio e poliuretano per turbine eoliche più leggere a super rendimento


Una svolta nel settore della produzione di energia elettrica dal vento potrebbe giungere a breve e portare novità importanti in questo campo.
Le turbine eoliche attualmente impiegate hanno ottime capacità di raccolta del vento: più sono grandi, più vento riusciranno a catturare e più energia elettrica genereranno.
Il problema risiede nel fatto che le maggiori dimensioni portano inevitabilmente ad un peso maggiore con conseguente diminuzione dell’efficienza delle stesse.
Gli scienziati del Case Western Reserve University stanno risolvendo il problema adottando i nanotubi di carbonio nella costruzione delle future pale eoliche che risultano molto più leggere e resistent di quelle attualmente in commercio.
I nanotubi di carbonio vengono già impiegati nella costruzione di telai per super-biciclette o per creare racchette da tennis dalle altissime prestazioni.
La caratteristica principe di questo materiale è l’incredibile leggerezza unita ad una impressionante resistenza alla trazione ed alle sollecitazioni in generale: fino a 5 volte la tenuta della fibra di carbonio e fino a 60 volte quella dell’alluminio.
I testi condotti hanno evidenziato come il mix formato da nanotubi di carbonio e poliuretano, sia quasi 8 volte più longevo e resistente alle microfratture del composto resina epossidica-vetroresina, più utilizzato in queste creazioni; altri test di comparazione, con un altro materiale tra i più usati per realizzare le pale, il vinilestere-vetroresina, hanno dato esito positivo.
Marcio Loos ha aggiunto dei nanotubi di carbonio alla miscela di poliuretano di una pala, costruendo un prototipo della stessa forma di una pala commerciale da 400 W, usando la tecnica del “sotto vuoto”.
Con una struttura più leggera diventa possibile aumentare le dimensioni del rotore e, quindi, costruire pale più grandi, oppure azionare le pale con un vento di minore forza. In entrambi i casi le pale diventano capaci di produrre più energia.
Anche il rinforzo della pala aumenta la resa, perché impedisce la deformazione meccanica e, quindi, mantiene la forma ottimale per catturare il vento, senza sprecare energia in deformazioni e senza farsi scappare il vento. 
I test di stress hanno mostrato che il poliuretano ai nanotubi resiste molto meglio delle resine epossidiche o estere vinilico rinforzati con la fibra di vetro. Molto positivi anche i test di delaminazione e velocità di crescita delle fratture.
In definitiva, l’uso dei nanotubi di carbonio comporterebbe un enorme risparmio, in termini di peso, tale da rendere più veloci e far guadagnare più spinta alle nuove turbine.

News Fotovoltaico: Nuovo parco fotovoltaico costruito su una ex discarica


Barricalla, società che gestisce il principale impianto di smaltimento di rifiuti industriali d’Italia sita in Collegno, ha inaugurato oggi il suo primo parco fotovoltaico alle porte di Torino.
Il Parco ha riqualificato un’area dove prima sorgeva una discarica; l’intervento effettuato in due tempi interessa una superficie di circa 5 ettari: 4.680 mq di superficie fotovoltaica, 2.925 moduli di ultima generazione raggruppati in 325 stringhe, per una potenza di 936 KW, in grado di produrre a regime oltre 1,12 GWh all’anno. Un terzo coprirà l’intero fabbisogno di energia dell’azienda, mentre il rimanente sarà immesso nella rete ENEL.

mercoledì 19 ottobre 2011

News Fotovoltaico: Sostituito il Bivacco Giusto Gervasutti con uno nuovo di concezione moderna ed avveniristica


Situato nel comune di Courmayeur (AO), in Val Ferret, nel massiccio del Monte Bianco, a 2835m.
Fondato su un piccolo isolotto roccioso emergente dal ghiacciaio del Fréboudze ed è intitolato all'alpinista friulano Giusto Gervasutti.
Il nuovo bivacco Gervasutti ideato dagli architetti Luca Gentilcore e Stefano Testa si colloca nell’ambito del progetto Leap (Living Ecological Alpine Pod) il cui scopo è quello di realizzare bivacchi modulari ed ecosostenibili. 
La struttura, commissionato dal CAI Torino, è realizzata in materiale composito con una scocca modulare in sandwich composito e organizzata internamente in quattro ambienti (ingresso, locale per il pranzo, 2 camerate con 12 posti letto) per un totale di trenta metri quadri di 1980 chili di peso. Tale impostazione costruttiva derivata dalle esperienze nautiche ed aeronautiche, consentirà al nuovo bivacco di resistere maggiormente nel tempo alle condizioni dell’alta quota. In più sarà attivo un sistema dedicato di autodiagnosi e di rilevamento di dati ambientali interni ed esterni, ed un punto di chiamata di soccorso.
Il progetto è estremamente innovativo sia a livello strutturale (i vari pezzi che lo compongono sono stati realizzati a valle per poi essere elitrasportati fino sulla parete), sia a livello energetico, in quanto è alimentato da un impianto fotovoltaico in grado di renderlo autosufficiente tutto l’anno. Per la progettazione e realizzazione è stata coinvolta l’azienda EDF ENR Solare, joint venture italiana del gruppo EDF specializzata in impianti fotovoltaici su tetto e altre strutture, che ha supportato il CAI con un’attività di consulenza e sponsorizzato la posa del bivacco.
L’impianto installato ha una potenza di 2,4 kWp e i 24 moduli che lo compongono sono formati da celle fotovoltaiche annegate in un polimero speciale che ne consente la massima flessibilità. L’energia prodotta sarà utilizzata per alimentare l’impianto di illuminazione e le prese elettriche, nonché la piastra da cucina e il computer di bordo previsti per gli alpinisti  ospiti del nuovo Gervasutti. Il consumo fisso giornaliero (escluso l’autoconsumo batteria) è previsto in circa 800 Wh.
Un ulteriore elemento innovativo è dato dal parco batterie. Usate per la prima volta per un impianto in isola e realizzate in sodio e nichel, sono completamente riciclabili e ad alta sicurezza. Ogni batteria (protetta da un
cappotto esterno in silice microporosa, completamente riciclabile e a zero emissioni di CO2) è equipaggiata con un software per il controllo e il monitoraggio attraverso una scansione all’ora. Anche i pannelli sono tutti indipendenti e ciascuno ha un suo regolatore, in modo tale da non bloccare il funzionamento dell’intero impianto se un singolo pannello fosse limitato dall’ombra o dalla neve.
 

domenica 16 ottobre 2011

In Australia corsa delle auto solari


Ha preso il via a Darwin, in Australia, il campionato mondiale per auto ad energia solare. Partecipano 40 team da 22 paesi del mondo; i concorrenti dovranno coprire la distanza fra Darwin e Adelaide, circa 3000 km più a sud. Le auto in competizione devono muoversi sfruttando esclusivamente l'energia solare o recuperando l'energia cinetica del veicolo.
La corsa, denominata  "World Solar Challenge", attraversa l'Australia partendo da Darwin fino ad Adelaide la sede di arrivo. La competizione è riservata solo ai veicoli che si muovono grazie ai pannelli solari.
Da Nord a Sud attraverso condizioni climatiche estreme: caldo intenso, vento contrario, nuvole, possibili piogge e imprevisti metteranno alla prova i prototipi e le capacità strategiche dei team, cui spetta la valutazione costante della velocità del veicolo in funzione dell'energia disponibile.
Una sfida scandita da regole ben precise: si corre su strade aperte al traffico, dalle 8 alle 17 momento in cui, sotto il controllo dei commissari di gara, i team si accampano ai lati della strada per passare la notte sotto la coperta stellata del deserto australiano.
Il World Solar Challenge è una competizione molto diversa dalle altre: ciò che la contraddistingue è lo spirito di collaborazione tra i team e la condivisione di esperienze diverse che rende questa gara un momento unico di sviluppo e approfondimento delle conoscenze di ciascuna squadra nel campo della mobilità ad emissioni zero.
 
Il World Solar Challenge 2011, che si svolgerà dal 16 al 23 ottobre, parlerà anche italiano. Infatti, è stata presentata Emilia II, la vettura che rappresenterà l'Italia, e che possiede nel proprio DNA un pizzico di Ferrari. Un pedigree nobile, dunque. Non a caso, il veicolo è stato svelato al Museo Ferrari di Maranello, e all'interno del team Onda Solare, che gestisce il progetto, c'è una rappresentanza dell'Ipsia “Alfredo Ferrari”, creato proprio dal Drake negli anni '40, per formare tecnici altamente specializzati nel settore dell'industria automotive.

Emilia II, sviluppata dall'Università di Bologna, con il contributo di un pool di piccole aziende, è alimentata da 6 metri quadri di celle fotovoltaiche al silicio da 1,3 kW: Il trasferimento di energia nelle batterie è assicurato da un complesso sistema elettronico. Il massimo rendimento energetico viene realizzato anche grazie a una sapiente aerodinamica per il corpo vettura.
Per ogni tappa, ogni giorno, quattro piloti si alterneranno alla guida di Emilia II sotto la scorta attenta dei mezzi d'appoggio con lo scopo di tagliare per primi il traguardo di Adelaide.
E' possibile seguire la gara in tempo reale grazie al gps collegato al sito www.ondasolare.com

News Fotovoltaico: Siena stanzia 300 mila euro per fotovoltaico di piccola taglia


Per il quarto anno consecutivo, l'amministrazione provinciale ha scelto di investire oltre 300 mila euro, grazie alle risorse messe a disposizione dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena, in un nuovo bando per l’erogazione di contributi in conto capitale rivolti a cittadini e imprese che scelgono di realizzare impianti a basso impatto ambientale. Dal 2008, grazie ai precedenti bandi, sono stati realizzati in tutto il territorio 546 impianti, con una potenza istallata complessiva di 3419,03 kWp e una capacità di produzione di energia elettrica pari a 4.273 MWh e 2.350 tonnellate di CO2 all’anno evitate.
Al Bando 2011 potranno partecipare privati, condomini di unità abitative e/o edifici e piccole e medie imprese con sede operativa in provincia di Siena. Sono tre le tipologie di impianti che potranno essere ammesse ai finanziamenti: gli impianti “su edifici” e gli impianti “integrati con caratteristiche innovative”, gli impianti “a concentrazione”.

“L’approvazione del nuovo bando – ha detto il presidente della Provincia di Siena, Simone Bezzini - conferma la ferma volontà di questa amministrazione di supportare le azioni a sostegno dell’obiettivo “Siena Carbon Free 2015”, che sta trovando una sempre maggiore convergenza negli enti locali, tra gli imprenditori e tra i cittadini del territorio." "Siena Carbon Free 2015" ha l'obiettivo, anche attraverso l’istituzione di un premio, di sensibilizzare i cittadini e di aumentare la consapevolezza che è anche attraverso modeste modifiche delle abitudini quotidiane che ognuno di noi può contribuire alla riduzione delle emissioni” Il progetto “Siena Carbon Free 2015” è stato ammesso alla fase finale del “LivCom Awards” che si svolgerà a Seul, Corea del Sud, dal 27 ottobre al 1° novembre.
Il testo del bando è on line sul sito della Provincia di Siena (CLICCA QUI PER VISUALIZZARE IL BANDO)

(fonte ecosportello.org)

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