martedì 28 febbraio 2012

Fotovoltaico galleggiante italiano verso la Corea del Sud

Dopo due impianti pilota realizzati in Italia, l'invenzione del ricercatore toscano Marco Rosa-Clot sta per essere realizzata in un bacino artificiale vicino alla capitale della Corea del Sud. La tecnologia Ftcc, alla base del progetto, è nata nei laboratori dell'azienda pisana Sit

Il fotovoltaico galleggiante italiano piace alla Corea del Sud. Nel Paese asiatico è pronto a sbarcare l’impianto basato sulla tecnologia Floating Tracking Cooling Concentrator (Ftcc), invenzione del ricercatore toscano Marco Rosa-Clot nata nei laboratori dell'azienda pisana Scienza Industria Tecnologia (Sit), con sede nel Polo Tecnologico di Navacchio. I pannelli fotovoltaici sono montati su zattere in grado di muoversi per seguire l'andamento del sole, e hanno un sistema di raffreddamento che utilizza un velo d'acqua che scorre sulla superficie. Dopo i due progetti pilota sorti a Suvereto, in provincia di Livorno, e a Colignola, vicino Pisa, quest'ultimo in grado di produrre 30 kilowatt, sufficiente per una decina di famiglie, il terzo progetto verrà installato in un bacino artificiale coreano a sud della capitale Seul. Il fotovoltaico su zattere produce fino al 75% di energia in più rispetto a quello tradizionale, con costi ridotti del 20%. I nuovi pannelli potrebbero costituire una svolta per l'utilizzo del fotovoltaico in Italia.
Fonte (zeroemission.tv)
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lunedì 27 febbraio 2012

Ingeteam e la serra fotovoltaica più grande del mondo

Per l’impianto sardo “Su Scioffu” ha fornito sia gli inverter che i cabinati

Sono ‘firmati’ Ingeteam gli inverter per “Su Scioffu”: il parco solare da Guinness dei primati realizzato in provincia di Cagliari, in grado di generare 20 megawatt di energia, coprendo il fabbisogno energetico annuale di 10mila abitazioni e garantendo una riduzione di 25mila tonnellate nella emissione di Co2.

Per l’impianto sardo Ingeteam- leader nella produzione di inverter fotovoltaici e nella progettazione e realizzazione di componenti per l’elettronica di potenza – ha fornito sia gli inverter della linea Ingecon®Sun Power Max che i cabinati, entrambi fedeli ai più severi standard internazionali e adatti a power plant di ogni potenza.

Tra i primati stabiliti dalla centrale verde di Su Scioffu, – nata dalla collaborazione delle multinazionali Moser Baer Clean Energy Limited (MBCEL) e General Electric – anche i tempi di realizzazione: in 4 mesi infatti il sito è stato costruito e allacciato, completo di 134 serre e 84.400 pannelli al silicio policristallino.

“Essere stati scelti per la fornitura di questo enorme power plant, destinato a fare storia in Italia per dimensioni e impatto sul territorio, è per Ingeteam motivo di soddisfazione e di orgoglio. Rappresenta un ulteriore riconoscimento della qualità dei nostri prodotti da parte di due aziende leader e abituate a ricercare il meglio. – commenta Stefano Domenicali, Direttore Generale di Ingeteam Italia – Con l’impianto di Su Scioffu salgono a oltre 70 i MW di potenza complessiva forniti da Ingeteam nell’ultimo trimestre del 2011 e cresce il numero di partner internazionali con cui abbiamo avviato importanti collaborazioni”.

Tra gli accordi più importanti del 2011 quello da 40 MW di potenza che ha siglato la partnership con Cogip – società di costruzioni con sede in Sicilia e general contractor di grandi infrastrutture e impianti fotovoltaici – e le forniture per Pramac e Qohelet Solar Italia.

A Pramac – realtà di riferimento a livello mondiale nello sviluppo e nella distribuzione di componenti per impianti fotovoltaici – Ingeteam ha fornito inverter per la produzione di 5MW complessivi di energia in Puglia, presso gli impianti di Rutigliano e Sammichele; mentre i 5MW della Qohelet Solar Italia – una delle principali società operanti nel settore energetico in Sicilia – sono stati installati presso l’impianto di Elias, il campo fotovoltaico inaugurato in provincia di Messina.

Fonte (rinnovabili.it)
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giovedì 23 febbraio 2012

Edifici ad energia quasi zero

Incertezza e ritardi nel recepimento della Direttiva 2010/31/UE che dovrebbe trasformare entro il 2020 tutti gli immobili in “Edifici ad Energia quasi zero”.

Il 1° febbraio 2012 la Direttiva Europea 2002/91/CE (Energy Performance Building Directive – EPBD) è stata abrogata ufficialmente, venendo sostituita a tutti gli effetti dalla Direttiva europea 2010/31/UE, più conosciuta come direttiva per la progettazione di “Edifici ad energia quasi zero”.

Anche se questa data è passata tutto sommato in sordina, ci ricorda che il tempo incalza e non ne rimane molto a disposizione degli Stati europei per adeguarsi, mantenendo fede alle promesse fatte in vista del fatidico 2020. Non è segreto il fatto che l’Europa si trovi ancora piuttosto indietro nella strada verso l’efficienza energetica, rischiando di non raggiungere il famoso 20% di riduzione dei consumi, ma di fermarsi solamente al 9%. All’interno di questa gigantesca macchina, il comparto edilizio ha purtroppo un peso molto elevato, essendo il responsabile del 40% delle emissioni nocive totali, una percentuale decisamente troppo scomoda.

Il cammino verso l’efficienza energetica degli edifici ha avuto inizio diversi anni fa e da allora molte leggi, riforme, decreti e direttive, nel bene o nel male, hanno caratterizzato questo percorso, portandoci direttamente alla più recente direttiva europea sull’efficienza energetica.

Dobbiamo tornare a giugno 2010 per risalire alle origini della Direttiva 2010/31/UE, che abbandonava il passato per adeguarsi a poco a poco, agli obiettivi europei del 20-20-20. Tra le novità maggiori che introdusse la direttiva, il concetto di “Edifici ad energia quasi zero”, descrizione destinata a tutti gli edifici “ad altissima prestazione energetica, con fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo coperto in misura molto significativa da energia da fonti rinnovabili, compresa l’energia da fonti rinnovabili prodotta in loco o nelle vicinanze.”

Una Direttiva indispensabile per la riduzione sostanziale dei consumi energetici di un comparto decisamente troppo poco pulito e che delinea un quadro prescrittivo molto preciso, che spazia dalla definizione dei requisiti minimi per ciascun componente edilizio, fino alla definizione della strumentazione finanziaria.

Il miglioramento delle prestazioni energetiche previsto dalla direttiva abbraccia tutto il patrimonio immobiliare, dagli edifici di nuova costruzione fino agli edifici esistenti o ristrutturati, esprimendosi anche in merito ai sistemi tecnici dell’edilizia (impianti di riscaldamento, sistemi di produzione dell’acqua calda, impianti di condizionamento, ventilazione) ed offrendo la possibilità a tutti gli Stati membri, di uniformare i propri strumenti ottimizzando i consumi.

La lunga marcia della Direttiva

Una delle prime scadenze fissate dalla direttiva è giugno 2011. Entro questa data la Commissione europea avrebbe dovuto tracciare un “quadro metodologico comparativo per calcolare i livelli ottimali in funzione dei costi e dei requisiti minimi di prestazione energetica degli edifici e degli elementi”, uno strumento indispensabile per mantenere una linea comune in tutte le rispettive attuazioni normativa delle diverse nazioni.

A partire da questa stessa data gli Stati membri erano chiamati a predisporre un “elenco di misure e strumenti esistenti o di progetto per promuovere gli obiettivi della stessa direttiva”, anche attraverso l’elaborazione di sistemi finanziari e di incentivazione, indispensabili per il passaggio alla realizzazione di edifici ad energia quasi zero. Ma il tanto atteso quadro metodologico comune non ha mai visto la luce, facendo slittare di conseguenza anche tutti i recepimenti nazionali.

Il 9 luglio 2012 sarà la data limite per adeguare le legislazioni statali alla direttiva europea, “adottando e pubblicando le metodologie di calcolo, i requisiti minimi e le prestazioni energetiche destinate a tutto il comparto edile”; per poi passare, l’anno successivo, alla completa applicazione della Direttiva in tutti i campi.

Dubbi, incertezze, richiami da parte della Commissione e multe, imperversano e il 31 dicembre 2020, data in cui tutti gli edifici dovranno essere ad energia quasi zero, sembra sempre troppo lontano per fare paura.

Italia si, Italia no

Il 25 novembre 2010 la Commissione europea aprì una procedura di infrazione a carico dell’Italia per la non completa applicazione della normativa comunitaria riferita al rendimento energetico degli edifici, ancora legataalla Direttiva 2002/91/CE.

Nonostante alcune modifiche normative apportate alla legislazione nazionale italiana (Dlgs 192/2005, Dlgs 311/2006), la Commissione europea non si convinse, richiamando una seconda volta l’Italia il 29 settembre 2011. La contestazione europea si riferiva prima di tutto alla mancanza di una regolamentazione precisa in fatto di certificazione energetica, criticando innanzitutto la procedura italiana che consentiva l’autocertificazione degli immobili in classe G, ed esprimendosi negativamente anche per la mancanza di un regolare controllo sugli impianti tecnici.

Nell’ottobre 2011 ricominciò finalmente l’iter di approvazione della Legge Comunitaria 2011, determinante per il recepimento italiano della direttiva europea 2011/31/UE e che subì, nella sua versione precedente (Ddl Comunitaria 2010), una battuta d’arresto venendo bocciata dalla Camera dei Deputati nel giugno 2010.

Una parte delle richieste europee è stata rispetta con l’entrata in vigore, a gennaio di quest’anno, del Dlgs 28/2011 che, tra le altre cose, introduce ufficialmente l’indice di prestazione energetica negli annunci immobiliari, abolendo quasi completamente, la possibilità di autocertificare il proprio immobile in classe G.

Lo stesso Decreto Salva Italia (DL 201/2011) riporta l’attenzione sull’efficienza energetica degli edifici, con l’odissea delle detrazioni del 55% per gli interventi di riqualificazione prorogata fino al 31 dicembre 2013, ricordando che la strada da fare è ancora lunga prima di arrivare al completo recepimento della Direttiva europea.

Luglio 2012 sarà una data decisiva, in cui si dovranno tirare le somme di ciò che è stato fatto e cosa no ed eventualmente, pagare le dovute molte per i ritardi nazionali accumulati. Nella complessi meccanismi politici internazionali sarebbe forse bene fermarsi una attimo a riflettere per comprendere che il futuro e la qualità della vita delle persone non può essere facoltativa.

Fonte (rinnovabili.it)
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lunedì 20 febbraio 2012

Sorge il “sole” dell’Onu sull’educazione religiosa

L’Assistance Mission in Afghanistan delle Nazioni Unite sta collaborando con alcuni istituti del Paese per promuovere l’utilizzo delle energie solari

Missione solare firmata ONU in Afghanistan. Per sostenere il processo di riconciliazione e creare una solida cultura di pace, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel 2002 ha creato l’United Nations Assistance Mission (UNAMA) la cui funzione è quella di coordinare gli sforzi della comunità internazionale per promuovere, in accordo con il governo afghano, pace e stabilità nel paese, aiutando il processo di ricostruzione e al contempo rafforzando le fondamenta della riconciliazione e della democrazia.

Tra le priorità dell’UNAMA, un ruolo di primo piano è stato affidato alla promozione e diffusione di mezzi di sussistenza sostenibili, rimuovendo gli ostacoli che ancora frenano lo sviluppo quali, povertà, carenza di cibo, difficile accesso all’assistenza medica e all’educazione. Ed è proprio in quest’ultimo settore che si è mossa in questi giorni la mano solidale dell’UNAMA. Collaborando con alcune istituzioni religiose locali, la Missione ha dato vita a un programma di solarizzazione degli istituti scolastici; i primi moduli fotovoltaici sono stati donati all’Hamim Ebrahim Madrasa e al Centro islamico del Welfare sociale al di fuori di Jalalabad, nella provincia orientale di Nangarhar, la settimana scorsa. Parlando con gli studenti e i dirigenti scolastici, il capo dell’ufficio regionale orientale dell’UNAMA, Nahid Abuakar, ha affermato che l’ONU comprende il ruolo significativo che l’educazione religiosa possiede nel processo di promozione della pace e dei diritti umani. “Noi godiamo di ottimi rapporti di lavoro con i rappresentanti delle comunità religiose e ci auguriamo che questa assistenza aumenti la vostra capacità di lavoro nella realizzazione di importanti servizi – soprattutto per le donne – nella promozione dei diritti umani”.

Fonte (rinnovabili.it)
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domenica 19 febbraio 2012

L’edificio con più pannelli solari al mondo

A Kasai in Giappone è stato inaugurato nell’ottobre del 2010 il parco speciale della Sanyo dedicato all’energia pulita, che rappresenta un modello di responsabilità ambientale di una grande impresa. L’intero mantenimento energetico del parco si basa su ricerche innovative. All’interno del parco è stato installato un potente sistema di amministrazione e controllo energetico, che utilizza una batteria solare HIT al litio (una delle migliori esistenti e con un’enorme capacità di immagazzinare energia) e un sistema energetico intelligente (SES – Smart energy system) per unire e coordinare le componenti del sistema ed ottimizzarne le prestazioni.

Sensori ed indicatori di utilizzo energetico forniscono informazioni in tempo reale. Questo sistema energetico alimenta le diverse attività del parco ed è per i ricercatori un continuo oggetto di studio, inoltre fa parte del progetto per la riduzione progressiva delle emissioni di anidride carbonica del parco stesso promossa congiuntamente da Panasonic e Sanyo.

Il complesso del parco vanta anche il primato mondiale per quanto riguarda l’edificio con più pannelli solari nel mondo: infatti, l’edificio principale dispone di un rivestimento composto dalla bellezza di 5200 pannelli solari che luccicano al sole. Anche la disposizione verticale dei pannelli sulle facciate dell’edificio principale è unica al mondo. I pannelli Hit bifacciali sono in grado di assorbire i raggi solari dalla parte frontale e dal retro e garantiscono un’elevata efficienza. All’interno di questo edificio sono condotte ricerche estremamente avanzate su biciclette elettriche, pannelli fotovoltaici a doppia faccia, illuminazione stradale al litio e sull’energia solare.

I dati raccolti dimostrano che il sistema della Sanyo genera energia sufficiente al mantenimento standard di circa 330 abitazioni. Grazie alla struttura ibrida, composta da silicone cristallino e amorfo, il modulo fotovoltaico HIT risulta leggero ed offre un’alta efficienza di conversione energetica per tutto l’anno, inoltre sottoposto ad alte temperature riesce a mantenere una maggiore efficienza rispetto alle celle solari convenzionali in silicio cristallino. In aggiunta a questo i pannelli HIT riescono, a parità di superficie, a generare più energia pulita rispetto a celle solari tradizionali.

All’interno del parco i moduli fotovoltaici adornano anche altre tre costruzioni del complesso e la struttura a forma di albero “Solalib”, che incamera energia, ricarica i veicoli elettrici ed è collegata a un sistema per immagazzinare energia per i casi d’emergenza.

La maggior parte dei dipendenti dalla Sanyo possiede una bicicletta elettrica “Eneloop”, che ha un sistema di batteria ricaricabile in poche ore nell’apposito parcheggio del complesso del parco. Anche il logo della Sanyo è un esempio di design ecologico, difatti l’insegna a led si autoalimenta con moduli fotovoltaici e batterie al litio senza produrre emissioni inquinanti. Persino le luci stradali del parco funzionano ad energia solare. Insomma, davvero un laboratorio interessante di tecnologia al servizio della sostenibilità.

Fonte (tuttogreen.it)
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sabato 18 febbraio 2012

Il ministro dell’Ecologia Francese: Incentivi più alti se il modulo pv è “made in France”

Per incrementare la produzione di energia da fonte alternativa e rimettere in moto l’economia francese, il ministro dell’Ecologia pensa di premiare gli impianti che montano moduli prodotti in Francia
Il fotovoltaico francese protetto da uno spirito patriottico. Il governo ha infatti recentemente affermato di essere impegnato nella definizione di un nuovo decreto che stabilisca una maggiorazione del 10% della tariffa incentivante nel caso in cui l’energia elettrica generata da fonte solare sia prodotta utilizzando componenti realizzati in patria. L’iniziativa, nata anche per contrastare la crescita del mercato asiatico, punta quindi a rafforzare il made in Europe nella speranza di migliorare le tecnologie e creare ricchezza nell’indotto di settore.

Una fonte del Ministero dell’Ecologia ha precisato all’agenzia energetica Efe che il decreto, studiato seguendo il modello di incentivazione italiano, dovrebbe essere approvato nel mese di aprile, con la differenza però che il Bel Paese premia il made in Europe. A tal proposito il ministro dell’Ecologia, Nathalie Kosciusko-Morizet, ha giustificato la misure ritenendola necessaria per aumentare “la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile e per mettere a disposizione dei francesi nuovi posti di lavoro”.

Secondo le cifre ufficiali, lo scorso settembre in Francia ha lavorato una capacità produttiva di 2.3 GW fotovoltaici, con un tasso di crescita che oggi equivale a 150 MW per trimestre.

Fonte (rinnovabili.it)
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giovedì 16 febbraio 2012

Spagna: l’efficienza energetica farà risparmiare 3,3 miliardi

Grazie all’efficienza energetica la Spagna potrebbe ottenere benefici sia ambientali che economici, con tempi di ammortamento dei costi degli interventi di 12 mesi

Facendo maggiore attenzione agli sprechi energetici la Spagna potrebbe riuscire a risparmiare fino a 3,3 miliardi di euro all’anno. Il consumo totale annuo del paese ha un costo che si aggira intorno ai 44 miliardi di euro, il 30% dei quali attribuibili ai consumi registrati negli edifici. Con un maggiore controllo e con un attento monitoraggio dei consumi e degli sprechi la bolletta energetica e dell’acqua potrebbe però ridursi del 25%. A rivelarlo uno studio condotto dalla Euroconsult, gruppo ingegneristico che ha valutato suddetto risparmio quantificandolo in 13 miliardi circa di euro.

Partendo dai dati rilasciati dall’Istituto per la diversificazione e lo sviluppo energetico (IDEA) e dalla Commissione europea la Euroconsult ha affermato che i consumi energetici della Spagna potrebbero essere ridotti di un quarto monitorando in tempo reale picchi di domanda e di offerta sia nel pubblico che nel privato, aiutando così a migliorare gli importi in bolletta.

I controlli sarebbero infatti particolarmente efficaci se effettuati negli edifici di appartenenza dell’amministrazione pubblica per le grandi dimensioni e per gli alti consumi, che ammontano a circa 400mila euro annui per palazzina. Per questo la società ha richiesto l’adozione di misure di efficientamento enenrgetico di una certa rilevanza, affinchè migliorando la gestione si possa ottenere sia il beneficio economico di una sostanziale riduzione dei costi, sia il miglioramento dell’impronta ambientale del settore. In questo modo sarebbe veloce anche il rientro dei costi di adeguamento delle strutture, il cui ammortamento dovrebbe rientrare nell’arco di 12 mesi.

Fonte (rinnovabili.it)
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