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venerdì 15 giugno 2012

L’Umbria investe su FER ed efficienza energetica

Le nuove risorse regionali svilupperanno sul territorio più di 20 milioni di investimenti in materia di energia da fonti rinnovabili e risparmio energetico



L’Umbria accelera sulle energie rinnovabili. La Regione ha infatti presentato i risultati dei due bandi rivolti ai Comuni (POR FESR 2007-2013 Asse I e III) che, con oltre 13 milioni di euro da investire rispettivamente per sostenere “gli interventi di efficienza energetica e la produzione di energia da FER e “lo sviluppo delle tecnologie verdi”, punteranno alla creazione di un nuovo ‘asset locale’ dei consumi incentrato sulla sostenibilità, (in coerenza con gli obiettivi Ue al 2020). Secondo i dati forniti oggi dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini e dall’assessore regionale all’ambiente, Silvano Rometti “oltre 13 milioni di euro di risorse regionali, svilupperanno sul territorio umbro più di venti milioni di investimenti in materia di energia da fonti rinnovabili e risparmio energetico.”
Nel frattempo i 2 bandi hanno già riscosso una notevole partecipazione da parte delle Amministrazioni Locali, con la presentazione di ben 118 domande totali (di cui 115 ammesse a finanziamento), sia nell’ambito degli interventi di efficientamento su impianti esistenti a servizio di  reti stradali, impianti sportivi e monumenti, (con azioni che vanno dalla sostituzione di vecchie lampade a vapori di mercurio con sistemi ad elevato risparmio energetico, fino all’adozione di sistemi di controllo e gestione del flusso luminoso), che nel settore specifico dell’energia solare, (a cui verrà assegnato, per ciascun Comune, un contributo massimo di 150 mila euro, finalizzato all’installazione di impianti fotovoltaici).
Per il Presidente della Regione Umbria, “la grande adesione ottenuta da questi bandi dimostra una crescita sempre più alta di consapevolezza, soprattutto degli amministratori pubblici, a sviluppare ogni forma di risparmio energetico, ricorrendo alle fonti rinnovabili per la produzione di energia”. “Un obiettivo – ha sottolineato Marini – che intendiamo perseguire cercando anche di  realizzare quanto l’Europa chiede, e cioè mettere in atto misure che favoriscano il giusto mix di impianti di produzione da fonti rinnovabili come il fotovoltaico, il solare, ma anche le biomasse, verso le quali vi è ancora una certa diffidenza culturale che occorre  superare”. Della stessa opinione Silvano Rometti: – “L’insieme delle azioni finanziate con i  due bandi permetterà di  conseguire  benefici energetici ed economici, ma anche ambientali.” “Le azioni – conclude Rometti – determineranno infatti una significativa riduzione dell’impatto ambientale rispetto ai livelli attuali dovuti ai sistemi esistenti. Le emissioni evitate di gas climalteranti sono quantificabili in oltre 3 mila 500 tonnellate all’anno di CO2”.

mercoledì 18 aprile 2012

Il Quinto Conto Energia è in rosso

Lo schema di decreto sulle fonti rinnovabili agisce con miopia e strabismo, ignorando il contesto generale del settore elettrico, generando molti effetti negativi ed indesiderati
Nella nuova realtà in continuo divenire l’elettricità viene generata da decine di migliaia di piccoli e medi impianti diffusi sul territorio nazionale in ragione delle opportunità che la sua articolazione offre. Inoltre questi nuovi impianti, utilizzando le risorse che la natura rigenera senza soluzione di continuità, producono l’elettricità con una cadenza che non è dettata dall’uomo ma dai ritmi dell’alternanza giorno-notte, e dai cicli variabili dettati dalle condizioni climatiche.
Le spinte disgregatrici dell’esistente sistema (che rendono inutilizzabili anche impianti moderni con pochi anni di vita) hanno prevalso sui benefici del nuovo assetto in tumultuosa crescita.
Ciò è stato possibile perché il nuovo si è affermato guidato dalla sola logica della convenienza economica o peggio del puro business finanziario delle fameliche banche europee ed italiane, in una società attraversata da una profonda crisi economica che ha fatto crollare i consumi elettrici in generale e maggiormente quelli industriali.
Il governo dei cosiddetti “tecnici” con questo decreto mette in campo una spregiudicata manovra populista scegliendo la parola “rinnovabili” come capro espiatorio di tutti i mali del sistema elettrico e degli sprechi che continueranno ad esistere e pesare sulla bolletta elettrica dei consumatori italiani.
Al governo sfugge che per intervenire efficacemente sui finanziamenti degli esistenti impianti da fonti rinnovabili è necessario ricontrattare lo scandaloso interesse TAEG con le banche che hanno concesso i finanziamenti in cambio dell’acquisizione dei crediti verso il GSE per gli incentivi legati alla produzione.
Il Ministero dello Sviluppo Economico non interviene anche con una adeguata strumentazione finanziaria per far decollare gli investimenti sulle reti, per integrare tutta l’attuale elettricità fotovoltaica ed eolica superando la beffa di corrispondere ad alcuni impianti l’indennizzo per il blocco della produzione pur garantendo loro l’incentivazione per la costruzione.
Il Decreto interviene ponendo le limitazioni allo sviluppo delle fonti rinnovabili stabilendo un tetto semestrale di spesa e di potenza elettrica installabile che non consentono di dire che viene garantito uno spazio di crescita di 2000 / 3000 MW senza chiarire come saranno considerati gli oltre 9000 MW di progetti approvati e inseriti nel registro GSE.
Fonte (rinnovabili.it)
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