sabato 15 ottobre 2011

News Fotovoltaico: A Londra un ponte sul Tamigi con 4.400 pannelli solari


È partito il progetto per l'installazione di 4.400 pannelli solari sulla copertura della stazione ferroviaria di Blackfriars, che sorgerà sul ponte vittoriano che attraversa il Tamigi.
Nel 2012 è prevista la conclusione dei lavori e la struttura ospiterà una superficie di 6mila metri quadri di moduli fotovoltaici, prodotti dalla Sanyo Electric, in grado di produrre ogni anno circa 900mila chilowattora di energia elettrica. L’opera sarà la più grande installazione solare di Londra. La fermata di Blackfriars è al centro di un più ampio programma di ristrutturazione, dal momento che è chiusa dal 2009 per la necessità di interventi di restauro. Il costo per realizzare gli interventi previsti dal progetto ammonta a circa 7,3 milioni di sterline, finanziato dal dipartimenti dei trasporti e dell’ambiente.
Il progetto di ristrutturazione della nuova stazione è stato elaborato in un’ottica di efficienza e risparmio energetico. Oltre alla copertura fotovoltaica saranno installati nell'edificio anche dei “camini solari” per permettere la penetrazione dei raggi del sole e favorire l'uso di illuminazione naturale. La stazione, inoltre, sarà attrezzata con un impianto di recupero dell'acqua piovana. Tutti accorgimenti che, secondo i progettisti, permetteranno di dimezzare il consumo elettrico di Blackfriars e di tagliare le emissioni di CO2 di circa 511 tonnellate all’anno. L'obiettivo più generale dei costruttori e della Network Rails è quello di ridurre le emissioni per passeggero del 25% entro il 2020.
“Blackfriars Bridge è il luogo ideale per il solare, con una nuova vasta e iconica superficie di copertura, proprio nel cuore di Londra”, ha commentato Derry Newman, amministratore delegato della Solarcentury, l'impresa inglese che ha ottenuto l'appalto. Al momento, esiste al mondo un solo altro “ponte solare”, la passerella Kurilpa di Brisbane, in Australia, anche se all'inizio di quest'anno 16mila pannelli solari sono stati installati sulla sommità di un tunnel ferroviario in Belgio, producendo una quantità di energia solare in grado di alimentare tutti i treni del Paese per un giorno all'anno.
(fonte ecosportello.org)

mercoledì 12 ottobre 2011

La produzione di energia elettrica in Italia (PARTE 1)

Inanzi tutto vi dico subito che è un argomento moooolto vasto e l'articolo che ho preparato è di conseguenza lunghetto... Vi assicurò, però, che vale la pena dargli un'occhiata per avere una giusta visione della produzione energetica italiana. Per semplificarvi le cose ho diviso in 2 parti il post.


Bene ora affrontiamo questa tematica molto importante e problema di tutti!
Perché problema?  Semplicemente poiché in Italia la produzione di energia elettrica avviene per circa il 75% con l'utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili (i famosi combustibili fossili quali carbone, petrolio e gas naturale) in gran parte importati dall'estero e in misura minore con fonti rinnovabili; il restante fabbisogno elettrico viene coperto con l'acquisto di energia elettrica dall'estero, trasportata nel paese attraverso l'utilizzo di elettrodotti e diffusa tramite la rete di distribuzione elettrica.

Consumi, potenza richiesta e potenza installata
L'Italia nel 2010 ha avuto consumi per circa 346.223 GWh di energia elettrica. Tale dato è il cosiddetto "consumo o fabbisogno nazionale lordo" e indica l'energia elettrica di cui ha bisogno il Paese per far funzionare qualsiasi impianto o mezzo che abbisogni di energia elettrica. Il dato di consumo nazionale lordo contiene una percentuale pari al 12,9% di energia importata dall'estero (ovvero, al netto delle esigue esportazioni, circa 44.160 GWh annui nel 2010), che incide per il 13,4% sul valore dell'energia elettrica richiesta
Per quanto riguarda invece la potenza richiesta, l'Italia ha bisogno mediamente di circa 39,5 GW di potenza elettrica lorda istantanea. Tali valori oscillano tra la notte e il giorno mediamente da 22 a 52 GW, con punte minime e massime rispettivamente di 20,7 e 56,4 GW. Tali valori, tuttavia risentono della riduzione della richiesta di energia riscontrata negli anni 2008-2009 e solo parzialmente recuperata nel 2010 a causa della crisi economica internazionale; il picco della potenza richiesta si è difatti avuto nel 2007 con la punta massima di 56,82 GW.
Il fabbisogno nazionale lordo di energia elettrica è stato coperto nel 2010 per il 67,2% attraverso centrali termoelettriche che bruciano principalmente combustibili fossili in gran parte importati dall'estero (di questi piccole percentuali - inferiori al 2% - fanno riferimento a biomassa, rifiuti industriali o civili e combustibile nazionale). Un altro 20,6% viene ottenuto da fonti rinnovabili (idroelettrica, geotermica, eolica e fotovoltaica) per un totale di energia elettrica di produzione nazionale lorda di circa 302.062 GWh annui (2010). La rimanente parte per coprire il fabbisogno nazionale lordo (346.223 GWh) è importata dall'estero nella percentuale già citata del 12,9%.
Per quanto riguarda la potenza installata (ovvero la potenza massima erogabile dalle centrali), l'Italia è tecnicamente autosufficiente; le centrali esistenti a tutto il 2010 sono infatti in grado di erogare una potenza massima netta di circa 106 GW contro una richiesta massima storica di circa 56,8 GW (picco dell'estate 2007) nei periodi più caldi estivi. Secondo i dati 2010 tale potenza massima teorica non è quindi stata sfruttata interamente e la potenza media disponibile alla punta stimata è stata di 69,3 GW. La differenza tra la potenza teorica massima e la stima della potenza media disponibile è in parte dovuta a diversi fattori tecnici e/o stagionali (tra questi vi sono guasti, periodi di manutenzione o ripotenziamenti, così come fattori idrogeologici per l'idroelettrico o stime riguardanti l'aleatorietà della fonte per l'eolico e il fotovoltaico, ma anche il ritardo nell'aggiornamento delle statistiche sulle centrali), mentre in parte è dovuta anche al fatto che alcune centrali (soprattutto termoelettriche) vengono tenute ferme "a lungo termine" in quanto, come detto, con gli impianti in esercizio si è già in grado di coprire la richiesta. In particolare, secondo la definizione di Terna, la potenza media disponibile alla punta è la potenza che è stata erogata in media dagli impianti di generazione per far fronte alle punte giornaliere del periodo invernale.
Nonostante le suddette situazioni contingenti e/o stagionali, vi è una sovrabbondanza di impianti di produzione, già cresciuti del 28,8% fra il 2002 ed il 2008: Terna prevede che il carico massimo in caso di "estate torrida" nel 2019 sarà pari 72 GW in uno scenario definito "di sviluppo", cioè nelle condizioni di maggior consumo e minor risparmio ed efficienza energetica.
  
Tipologie di fonti energetiche primarie utilizzate
Energie non rinnovabili
Come abbiamo detto la produzione non rinnovabile italiana è costituita esclusivamente dalla produzione di energia attraverso la combustione di combustibili fossili in centrali. Tale aliquota costituisce il 76,5% della produzione totale nazionale, il 69,9% dell'energia elettrica richiesta e al 66,7% del fabbisogno nazionale lordo.
Secondo le statistiche di Terna, società che dal 2005 gestisce la rete di trasmissione nazionale, la maggior parte delle centrali termoelettriche italiane sono alimentate a gas naturale (66,2% del totale termoelettrico nel 2010), carbone (17,2%) e derivati petroliferi (4,3%). Percentuali minori (circa il 2%) fanno riferimento a gas derivati e a un generico paniere di "altri combustibili" solidi (circa il 10,4%) in cui sono comprese diverse fonti combustibili "minori", sia fossili che rinnovabili (biomassa, rifiuti, coke di petrolio, Orimulsion, bitume e altri).
È da notare come le percentuali relative ai tre principali combustibili siano cambiate radicalmente in pochi anni (1994-2007); solo nel 1994, gas naturale, carbone e petrolio "pesavano" rispettivamente il 22%, l'11% e il 64%. Si può notare come, accanto ad un discreto aumento dell'utilizzo del carbone, ci sia stata una radicale inversione dell'importanza relativa tra petrolio e gas naturale, il cui utilizzo è cresciuto fortemente sia in termini assoluti che percentuali. Oggi gran parte delle centrali termoelettriche vengono concepite in maniera di poter utilizzare più combustibili, in maniera da poter variare in tempi relativamente rapidi la fonte combustibile (sebbene negli ultimi anni moltissimi cicli combinati non possano accettare carbone o petrolio o altri combustibili diversi dal gas).
Tale politica è conseguita da considerazioni circa il costo, la volatilità dei prezzi e la provenienza da regioni politicamente instabili del petrolio; l'Italia non dispone infatti di consistenti riserve di combustibili fossili e quindi la quasi totalità della materia prima combustibile utilizzata viene importata dall'estero. Non deve inoltre essere trascurato il minor impatto ambientale del gas rispetto al petrolio, soprattutto alla luce dei dettami del Protocollo di Kyōto e degli accordi europei in materia ambientale.
Attualmente l'Italia figura come il quarto importatore mondiale di gas naturale, proveniente principalmente dalla Russia e dall'Algeria, con quote minori da Libia, Paesi Bassi, Qatar e Norvegia; il potenziamento del gasdotto sottomarino Greenstream dovrebbe in futuro far crescere ulteriormente la quota di gas importata dalla Libia (?).
Nonostante ciò, l'Italia nel 2007 era ancora classificato come il paese europeo maggiormente dipendente dal petrolio per la produzione di energia elettrica; è inoltre il settimo importatore mondiale di petrolio e il nono importatore mondiale di carbone.

Energie rinnovabili
La maggior parte dell'energia elettrica prodotta in Italia con fonti rinnovabili deriva dalle fonti rinnovabili cosiddette "classiche". Le centrali idroelettriche (localizzate principalmente nell'arco alpino e in alcune zone appenniniche) producono il 15,8% del fabbisogno energetico lordo; le centrali geotermoelettriche (essenzialmente in Toscana) producono l'1,6% della potenza elettrica mentre tra le "nuove" fonti rinnovabili l'eolico (con parchi eolici diffusi principalmente in Sardegna, Sicilia e nell'Appennino meridionale), produce il 2,6% della potenza elettrica richiesta. Percentuali minori (sebbene in forte crescita) vengono prodotte con il solare in impianti connessi in rete o isolati (1906 GWh nel 2010, pari a circa lo 0,5% del totale, considerando anche il contributo degli impianti in Conto energia). È da notare che, per quanto riguarda la "potenza eolica" cumulata a fine 2010, l'Italia, con 5797 MW, si colloca al terzo posto in Europa (dopo Germania e Spagna) e sesto nel mondo, mentre per quanto riguarda il fotovoltaico, con 3470 MW (sempre a fine 2010), l'Italia è ancora terza in Europa (sempre dietro Germania e Spagna) e quarta al mondo. Nel corso del 2011 la potenza fotovoltaica installata sta tuttavia crescendo in maniera ancora più sostenuta, con oltre 9600 MW cumulati ad agosto 2011.
Infine, negli ultimi anni è cresciuta la quota di energia elettrica generata in centrali termoelettriche o inceneritori dalla combustione di biomasse, rifiuti industriali o urbani. Tale fonte (generalmente compresa nel computo generale delle "termoelettriche") è passata da una produzione quasi nulla nel 1992, fino a superare la quota geotermoelettrica nel 2008, per giungere fino al 2,86% dell'energia elettrica richiesta nel 2009. Circa il 37% di tale aliquota è riconducibile ad energia ottenuta a partire dai cosiddetti "RSU" biodegradabili, mentre la parte restante è relativa agli altri scarti e rifiuti o biomassa comunque di natura organica.
In conclusione, considerando tutti i contributi, la quota "rinnovabile" italiana giunge fino al 23,4% della produzione totale nazionale, al 21,4% dell'energia elettrica richiesta e al 20,4% del fabbisogno nazionale lordo. Nella conferenza europea di Berlino (2004), la UE ha stabilito i propri obiettivi riguardo alle fonti rinnovabili. Il risultato da raggiungere è quello di coprire con tali fonti, entro il 2020, il 20 per cento del consumo totale di energia.

Scambi con l'estero
Nonostante il parco centrali italiano sia in grado di coprire il fabbisogno interno, l'Italia nel 2009 è stata il primo paese al mondo per importazione netta di energia elettrica in valore assoluto (seguita dal Brasile e dagli USA). L'Italia importa una quantità di potenza elettrica media che, durante l'anno (escludendo i periodi non lavorativi), può avere un minimo giornaliero inferiore ai 4000 megawatt (fase notturna) fino ad un massimo di oltre 7500 megawatt (fase diurna), con una capacità netta trasmissibile che ha il suo minimo (3800 MW) nel mese di agosto in fase notturna e un massimo di 8000 MW in fase diurna invernale, per un totale di circa 45000 GWh netti all'anno.
Va comunque menzionato che la stessa ENEL è in alcuni casi anche comproprietaria di alcuni impianti di produzione esteri; tale elettricità sarebbe dunque in questi casi ancora dell'ENEL sebbene prodotta fuori dai confini nazionali.
L'importazione non è sempre proporzionale alla richiesta: il fabbisogno energetico italiano viene sostenuto da corrente prodotta all'estero per un'aliquota che può oscillare tra meno del 10% in fase diurna fino a punte massime del 25% durante la notte. Tale importazione avviene da quasi tutti i paesi confinanti, anche se le quote maggiori sono quella proveniente dalla Svizzera e, a seguire, dalla Francia (è da notare, tuttavia che attraverso la Svizzera viene veicolata anche parte dell'energia francese richiesta dall'Italia vista l'insufficienza degli elettrodotti diretti); considerando dunque questi due Paesi insieme, da Francia e Svizzera circa il 75% di tutta l'importazione italiana di elettricità.
Parte di questa energia (in particolare quasi il 40% di quella "svizzera" e l'87% di quella "francese") viene prodotta con centrali nucleari.
Dai dati pubblicati da Terna riguardanti il 2010 si ricava infine che l'energia elettrica importata è diminuita rispetto al 2009 (circa l'1,8% in meno), a fronte di un incremento della produzione nazionale, ripartito su quasi tutte le fonti energetiche.
Fine primo tempo....

La produzione di energia elettrica in Italia (PARTE 2)

Secondo tempo....

Problematiche
Costo
Secondo dati riferiti al gennaio 2007, in Italia la corrente elettrica per uso domestico ha il costo medio, al netto della tassazione, più alto di tutta l'Unione Europea (165,8 €/MWh); il costo medio europeo si attesta infatti attorno ai 117-120 €/MWh con un minimo in Bulgaria pari a 54,7. Includendo la tassazione, l'Italia passa - sempre in media - al secondo posto, preceduta solo dalla Danimarca e seguita da Paesi Bassi, Germania e Svezia.
Dipendenza
Considerando sia i combustibili sia l'energia elettrica importata, l'Italia dipende dall'estero per circa il 78% della propria energia elettrica per l'anno 2010. Tale valore viene dato dalla quota di generazione termoelettrica (fatto salvo i contributi relativi a combustibile nazionale, combustione di biomasse e rifiuti), più gli scambi di energia con l'estero.
Tuttavia, va osservato che, anche modificando il mix energetico, non sono possibili sostanziali variazioni di questa percentuale: che si parli di carbone, petrolio, uranio o metano, le riserve italiane sono comunque molto inferiori al reale fabbisogno, per cui l'approvvigionamento avverrebbe comunque principalmente dall'estero. In pratica, l'unica modalità di generazione dell'energia che potrebbe realmente considerarsi "interna" è quella che fa affidamento sulle fonti rinnovabili.
Questa situazione è comune alla gran parte dei paesi europei, dipendenti comunque da paesi extraeuropei per l'importazione di idrocarburi o uranio.
Complessivamente, la bolletta energetica italiana (cioè il costo complessivo sostenuto dal Paese per le importazioni nette di prodotti energetici, non solo per la generazione elettrica) nel 2010 è stato pari a 51,7 miliardi di euro, ovvero il 3,3% del prodotto interno lordo.

Ridurre drasticamente la dipendenza dalle fonti fossili sembra ad oggi estremamente difficile, in quanto in tutto il mondo industrializzato esse sono alla base della disponibilità di energia, anche nei paesi dotati di un vasto parco nucleare (la Francia ad esempio consuma complessivamente più petrolio dell'Italia). Va infatti ricordato che la produzione elettrica costituisce solo una frazione dei consumi totali di fonti fossili di un Paese, diffusamente e direttamente utilizzati anche nell'autotrazione e nella propulsione navale e aeronautica.
Le fonti energetiche rinnovabili di tipo "classico" (energia idroelettrica e energia geotermica) sono state già quasi completamente sfruttate dove ritenuto conveniente e quindi sensibili miglioramenti in questo campo non sono immaginabili.
Le fonti energetiche rinnovabili "nuove" (in particolare eolico e solare), seppure con favorevoli ratei di crescita, sono ancora lontane dal fornire contributi percentualmente significativi. Altre fonti rinnovabili molto interessanti, come il solare termodinamico (con una produzione più costante e tecnicamente meno complesso del fotovoltaico), lo sfruttamento delle onde marine o l'eolico d'alta quota, al momento sono in Italia ancora allo stato di prototipi oppure non hanno ancora raggiunto adeguata diffusione.
La combustione di biomassa è un altro settore in cui si notano buoni. Anche la termovalorizzazione di rifiuti, sebbene (come per le biomasse) non dia problemi di "non programmabilità" o di costi, non si prevede che possa in futuro fornire più che contributi comunque marginali.
Nel 2008 il governo Berlusconi ha manifestato l'intento di ritornare alla produzione di energia da fonte nucleare con la definizione della "Strategia energetica nazionale", ipotizzando la costruzione di dieci nuovi reattori, al fine di coprire fino al 25% del fabbisogno nazionale. Tuttavia nel 2011, a seguito dell'impressione provocata dall'incidente di Fukushima Daiichi, il Consiglio del ministri, con un decreto legge ha sospeso gli effetti del D.Lgs. n. 31/2010 sulla localizzazione dei siti nucleari, stabilendo inoltre una moratoria di 12 mesi del programma nucleare italiano. Solo pochi mesi dopo infine un referendum popolare, con il 54% di votanti e una maggioranza di oltre il 94%, ha abrogato le norme inerenti il nucleare del cosiddetto decreto Omnibus, determinando quindi la chiusura definitiva del nuovo programma nucleare.
Non è d'altra parte ipotizzabile una grande diffusione delle centrali termoelettriche a carbone (politica che si scontrerebbe con gli obiettivi posti all'Italia dal protocollo di Kyōto).

In conclusione la prospettiva della produzione energetica in Italia si affida inevitabilmente ad energie con derivazione da fonti rinnovabili poiché come sappiamo i combustibili fossili hanno per contro importanti svantaggi:
  • sono inquinanti. Una forma di inquinamento è data dalla diffusione in atmosfera di sostanze associate naturalmente a questi combustibili. Per esempio la liberazione di anidride solforosa (SO2) responsabile del fenomeno delle piogge acide.
  • Il loro utilizzo determina un incremento della quantità di CO2 in atmosfera, un gas non direttamente inquinante, ma oggi considerato come il maggiore imputato del surriscaldamento globale. La quantità di CO2 emessa dipende dal tipo di combustibile utilizzato, a parità di energia prodotta il carbone produce una quantità quasi doppia di anidride carbonica rispetto al gas naturale.
  • non sono risorse rinnovabili, dato che il processo di fossilizzazione della sostanza organica è estremamente lungo e la quantità che oggi si fossilizza è trascurabile rispetto ai fabbisogni energetici della società in cui viviamo.
Questo comporta un progressivo esaurimento dei giacimenti e quindi delle scorte disponibili, a fronte di un progressivo e costante aumento della domanda di energia (con conseguente aumento dei prezzi). L'aumento dei prezzi, la consapevolezza che le scorte disponibili sono destinate ad esaurirsi ed una maggiore sensibilità verso le tematiche ambientali, ha accentuato le politiche di diversificazione delle fonti dei singoli paesi, favorendo lo sviluppo di sistemi di approvvigionamento energetico alternativi ai combustibili fossili.
In più a favore del rinnovabile e del fotovoltaico in particolare vi riporto qui un dato:
il mercato del fotovoltaico ha oramai raggiunto una certa robustezza sia in termini di domanda (mondiale), sia per ciò che riguarda gli investimenti pubblici e privati in infrastrutture. In più il recente aggravio dei costi energetici sostenuti dagli utenti finali contribuisce allo sviluppo del fotovoltaico e delle energie rinnovabili in generale, in quanto avvicina i prezzi dell'energia fotovoltaica a quelli dell'energia elettrica ottenuta da fonti fossili. Se poi aggiungiamo anche il continuo sviluppo dell'efficienza delle celle fotovoltaiche, ecco che allora il quadro positivo prospettato dallo studio comincia a diventare più nitido. L'effettiva convenienza dell'energia fotovoltaica, passa proprio per la ricerca del miglioramento dell'efficienza dei moduli fotovoltaici, attualmente intorno al 15%.
Una delle ultime scoperte nel campo della ricerca dell'efficienza delle cellule fotovoltaiche è il cosiddetto effetto valanga. I ricercatori dell'Università di Tecnologia di Delft in Olanda, hanno utilizzato nanocristalli come semiconduttori, scoprendo che la capacità di produzione dei moduli solari con l'uso di questi semiconduttori viene quasi triplicata. Nei normali moduli fotovoltaici, un fotone (particella luminosa) riesce a rilasciare un solo elettrone, la creazione di questi elettroni liberi garantisce che la cellula solare funzioni e possa produrre energia. In linea teorica riuscendo ad aumentare il numero di elettroni rilasciati potremmo aumentare la resa del modulo fotovoltaico. L'effetto valanga mira proprio a questo, ovvero grazie all'utilizzo di particolari nanocristalli, riuscire a far si che il fotone arrivi a rilasciare anche due o tre elettroni. Questo potrebbe portare l'efficienza dei moduli fotovoltaici costruiti con i nanocristalli ad un massimo teorico del 44%, senza aumentare i costi di costruzione dei moduli. Se tutto ciò fosse confermato, i dati dello studio di Photon Consulting andrebbero ritoccati al rialzo e si passerebbe da un boom del fotovoltaico ad una vera e propria rivoluzione energetica fotovoltaica.
Fonti by (diversi articoli wikipedia)

venerdì 7 ottobre 2011

News: Edilizia: sempre più Comuni puntano su innovazione energetica

Un'interessante notizia da leggere per capire quanto sia fiorente questo settore
 
Edilizia sempre più sostenibile nei Comuni italiani. Sono 839, infatti, le realtà locali che hanno deciso negli ultimi cinque anni di modificare i propri regolamenti edilizi per inserire nuovi criteri e obiettivi energetico-ambientali in modo da migliorare prestazioni e qualità del costruito. Una spinta dal basso e in costante crescita (erano 705 nel 2010 e 557 nel 2009), visto che nei primi 9 mesi del 2011 sono ben 134 le nuove amministrazioni che sono intervenute sui regolamenti edilizi. Nei territori dove sono in vigore questi strumenti innovativi vivono complessivamente oltre 20 milioni di cittadini, in città grandi e piccole.

Il dato arriva dall’Osservatorio ONRE (Osservatorio nazionale regolamenti edilizi per il risparmio energetico) di Legambiente e Cresme, presentato oggi alla Fiera di Bologna nell’ambito del SAIE. Una ricerca che da quattro anni fotografa il cambiamento in atto nella filiera delle costruzioni a partire proprio dalle novità introdotte nei regolamenti edilizi comunali per spingere una maggiore attenzione alla sostenibilità e qualità del costruire. I parametri presi in considerazione nell’analisi sono: isolamento termico, utilizzo di fonti rinnovabili, efficienza energetica degli impianti, orientamento e schermatura degli edifici, materiali da costruzioni locali e riciclabili, risparmio idrico e recupero acque meteoriche, isolamento acustico, permeabilità dei suoli e effetto isola di calore. A partire da quest’anno sono state introdotte nuove valutazioni che riguardano le prestazioni dei serramenti, la contabilizzazione del calore e la certificazione energetica, a sottolineare come nei Regolamenti Edilizi convergono aspetti tecnici e procedurali e vi s’incrociano competenze in materia di urbanistica, edilizia ed energia di Stato, Regioni e Comuni.

“I regolamenti edilizi comunali – ha dichiarato Edoardo Zanchini, responsabile energia e urbanistica di Legambiente – rappresentano sempre di più uno snodo fondamentale del processo edilizio e del cambiamento in corso nel modo di progettare e costruire in Italia. Questi risultati dimostrano che l’innovazione in questo settore sta andando avanti ma va accompagnata da una chiara politica nazionale che spinga a fare dell’edilizia un settore di punta della green economy, capace di creare lavoro e di riqualificare le città italiane. La sfida che abbiamo di fronte – ha aggiunto Zanchini – è di portare l’intero settore delle costruzioni a raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione Europea al 2021. Quando tutti i nuovi edifici dovranno essere progettati e costruiti in modo tale da avere bisogno di una ridotta quantità di energia per il riscaldamento e il raffrescamento, e in ogni caso prodotta da fonti rinnovabili. I regolamenti edilizi comunali sostenibili e le tante buone pratiche diffuse nelle città italiane dimostrano che l’obiettivo è raggiungibile e potrebbe permettere di aprire una nuova fase per il settore delle costruzioni, chiudendo definitivamente i conti con la stagione dell’abusivismo edilizio e del consumo di suolo dissennato”.

Da un punto di vista della distribuzione, è prevalente la diffusione di Comuni del centro-nord. Iniziano a crescere però anche i numeri delle regioni del sud, in particolare in alcune zone di Campania, Puglia e Sardegna. Al nord, in valori assoluti, è la Lombardia a mostrare la quantità più elevata di Comuni (223) seguita dall’Emilia-Romagna (121), Veneto (87) e Piemonte (64). Tra le norme regionali che spingono la certificazione e l’efficienza energetica, sono da segnalare le Province Autonome di Trento e Bolzano dove si è stabilito che per tutte le nuove costruzione la classe B è quella minima obbligatoria e dove la certificazione energetica è oggi una pratica diffusa e regolata secondo criteri precisi a cui seguono controlli e sanzioni. La Regione Emilia-Romagna che fissa obblighi per l’installazione di solare termico e fotovoltaico, per l’allacciamento a reti di teleriscaldamento e stabilisce limiti di trasmittanza per i nuovi edifici; ma anche Lombardia e Piemonte che impongono l’uso di energie rinnovabili per la produzione di acqua calda sanitaria, prevedono controlli e sanzioni per la certificazione energetica, la schermatura delle superfici vetrate nei nuovi edifici e limiti di trasmittanza delle pareti.

L’appuntamento per i dati e le analisi dell’Osservatorio ONRE è a Dicembre quando verrà presentato il bilancio finale con il Rapporto 2011 sull’innovazione energetica in edilizia.

Numeri e parametri del Rapporto ONRE

Isolamento termico: è tra i punti fondamentali da affrontare per il contenimento dei consumi energetici delle abitazioni ed è l’unico parametro affrontato in almeno un Comune per Regione.

Sugli 839 Comuni individuati, sono 608 quelli che prevedono obblighi sull’isolamento termico degli edifici. Anche il ricorso a tetti verdi inizia ad essere inserito nei Regolamenti Edilizi con 31 Comuni, tutti in Lombardia, dove per le nuove edificazioni è obbligatorio realizzare parte della copertura con “tetti giardino” per un miglior isolamento termico, stessa pratica incentivata in altri 20 Comuni.

Per quanto riguarda i serramenti ad alta efficienza l’obbligo è previsto in caso di sostituzione dei vecchi o di realizzazione di nuovi edifici in 278 Comuni.

Utilizzo fonti rinnovabili: risultati particolarmente importanti sono quelli raggiunti dalle energie rinnovabili. Infatti in ben 459 Comuni italiani si obbliga l’installazione di pannelli solari termici, mentre in 482 diventa obbligatorio per i nuovi edifici allacciare pannelli fotovoltaici.

Efficienza energetica in edilizia: sono 312 le amministrazioni locali che prevedono la promozione, l’incentivo o l’obbligo di allacciamento a una rete di teleriscaldamento, l’uso di pompe di calore o il collegamento a impianti di cogenerazione per il riscaldamento e la climatizzazione estiva delle case. In particolare sono 164 i Comuni in cui, se presente, si fa obbligo di allacciare gli edifici alla rete di teleriscaldamento.

Orientamento e schermatura degli edifici: sono 431 i Comuni che nei loro regolamenti affrontano il tema dell’orientamento e/o ombreggiatura delle superfici vetrate. In 15 vi è un esplicito divieto di costruire edifici o singole abitazioni con un unico affaccio verso nord.

Materiali da costruzione locali e riciclabili: 382 i Comuni i cui regolamenti edilizi prendono in considerazione l’origine dei materiali e l’energia impiegata per la loro produzione. In 324 viene promosso l’uso di materiali di provenienza locale, naturali e riciclabili o con un lungo ciclo di vita, mentre per 27 Comuni questo tipo di richiesta diventa obbligatoria.

Risparmio idrico e recupero acque meteoriche: Un aspetto molto considerato è quello della risorsa idrica. Infatti il recupero delle acque piovane, principalmente per l’irrigamento di giardini, ed il risparmio idrico, sono resi obbligatori in 463 Comuni italiani.

Isolamento acustico: 235 Comuni hanno deciso di affrontare l’argomento de corretto isolamento acustico negli edifici. Di questi, 158 prevedono un limite preciso alle emissioni acustiche da rispettare, 44 prevedono incentivi qualora si raggiungano livelli di isolamento acustico particolarmente elevati.

Permeabilità dei suoli ed effetto isola di calore: sono 188 i Comuni che trattano la permeabilità dei suoli nei loro regolamenti edilizi, punto fondamentale per impedire l’incremento delle temperature nella aree urbane, noto come effetto “isola di calore”, e di conseguenza per evitare un sempre crescente bisogno di impianti di climatizzazione nei mesi estivi. In particolare, il Comune di Bolzano ha introdotto, dal 2004, un indice di certificazione della qualità dell’intervento edilizio rispetto alla permeabilità del suolo e del verde (il R.I.E. Riduzione dell’impatto edilizio). La certificazione è obbligatoria per tutti gli interventi edilizi, sia residenziali sia produttivi.
(fonte ecosportello.org)

mercoledì 5 ottobre 2011

News Fotovoltaico ed eolico: due notizie importanti da cui trarre conclusioni!

Come da titolo vi riporto due notizie da due differenti fonti: 
Energia:92% degli italiani vuole il solare
Gli italiani guardano con favore crescente alle energie rinnovabili e vogliono che l'Italia punti sempre di più su fotovoltaico (92%) ed eolico (54%). E' quanto emerge dal 5/o rapporto 'Gli italiani e il solare'. Il 78% degli conosce il Conto Energia e cresce la sensibilita' anche nei confronti della bioedilizia, anche se la casa ecologica e' ritenuta una necessità (72%) ma non e' ancora una priorità.
Sui consumi casalinghi, inoltre, solo il 37% e' attento agli sprechi. (fonte ANSA)


Il boom dell’eolico in Giappone dopo Fukushima
Il Giappone dopo il disastro nucleare di Fukushima ha deciso di puntare sulle fonti rinnovabili. La risposta dei giapponesi è stata chiara con il loro “no grazie” all’energia atomica. Risultato di questa posizione è ovviamente l’importante sviluppo delle fonti rinnovabili, in particolare dell’eolico. In Giappone l’energia eolica conta su una tariffa di incentivazione tra le più alte a livello mondiale, parallelamente il governo sta definendo i piani di sviluppo dell’eolico galleggiante, in particolare proprio davanti a Fukushima.
Secondo le notizie diffuse dalle agenzie di stampa, il governo di Tokyo ha fatto sapere che ha intenzione di stanziare tra i 10 e i 20 milioni di Yen (95-190 milioni di euro) per implementare lo sviluppo di parchi eolici off-shore. Una parte di questi investimenti, secondo quanto spiega l’agenzia di stampa Bloomberg, sarà destinata a un progetto pilota del ministero giapponese dell’Economia che prevede sei aerogeneratori da 2 MW l’uno.
Il governo giapponese, sebbene riconosca che la tecnologia degli aerogeneratori galleggianti sia ancora in fase di sviluppo, è deciso a percorrere la strada dell’eolico marino perché convinto che in futuro sarà destinato a ricoprire un ruolo importante tra le fonti rinnovabili. L’obiettivo del governo, anche se non proclamato ufficialmente, è di raggiungere i 1000 MW marini entro il 2020, prevalentemente nelle acque del nord. Parte della potenza in progetto sarà realizzata con impianti eolici galleggianti.
L’agenzia di stampa Reuters ha citato i marchi Mitsubishi e Fuji Heavy Industries come i due candidati chiave per lo sviluppo del piano eolico. Ma a quanto pare Sasebo Heavy Industries dispone già di un prototipo di eolico galleggiante, nei pressi di Sasebo, a sud del paese, che ha sviluppato in collaborazione con l’Università di Kyoto. (fonte www.ecosportello.org)

I numeri sono chiari e le conclusioni facili! Il futuro della produzione energetica è nelle mani delle fonti rinnovabili (eolico e fotovoltaico in primis)! Richiedete informazioni, documentatevi e richiedete preventivi!
Vi lascio il link per richiedere un preventivo e contattare degli esperti:
CLICCA QUI

martedì 4 ottobre 2011

News Fotovoltaico: Su Interporto Padova 'tetto' più grande Italia

Impianto da 12,3 milioni watt su coperture parcheggio ed edifici

PADOVA, 28 SET - E' stato inaugurato il tetto fotovoltaico piu' grande d'Italia con i suoi 12,3 milioni di Watt, distribuito sui tetti di 18 edifici e sette pensiline adibite al parcheggio auto dell'Interporto di Padova.

L'impianto produce energia e la immette in rete con una potenza prodotta tale che il 'tetto' dell'Interporto di Padova potra' dare energia elettrica a circa 4.000 famiglie. (Fonte ANSA).

Non male vero???  Allora pensate che come energia alternativa sia valida quella prodotta dal fotovoltaico?

sabato 1 ottobre 2011

Energie rinnovabili: facciamo chiarezza!

Come promesso oggi tratteremo l'argomento, purtroppo c'è ancora tanta confusione sulla tematica e ancora peggio non c'è una adeguata diffusione delle informazioni necessarie! Meno male che esiste internet...


Definiamo queste energie derivanti da fonti rinnovabili:
Con il termine energie rinnovabili si intendono quelle forme di energia generate da fonti di energia che si rigenerano o non sono "esauribili" nella scala dei tempi "umani" il cui utilizzo non pregiudica le risorse naturali per le generazioni future.
La principale caratteristica, quindi, delle fonti rinnovabili è una disponibilità e una capacità di rigenerazione superiori al consumo.
Sono dunque forme di energia alternative alle tradizionali fonti fossili e molte di esse hanno la peculiarità di essere anche energie pulite perché hanno un minore impatto sull'Ambiente e riducono sostanzialmente l’ immissione di sostanze nocive (tipo la CO2) in atmosfera.
Al contrario, quelle "non rinnovabili" sono limitate nel futuro poiché il rapporto tra il periodo di formazione non è equo (anzi) a quello del consumo attuale (in particolare fonti fossili come petrolio, carbone, gas naturale).  Sebbene "non fossile", l'energia nucleare non è catalogabile fra le rinnovabili poiché basata sullo sfruttamento di riserve combustibili limitate di origine minerale, in particolare per quanto riguarda l'energia da fissione e il ciclo di reazione che si basa sull'uranio-235 come combustibile. L'uranio-235 infatti costituisce solo lo 0,7% del totale dell'uranio presente in natura, e in base alle riserve di uranio fino ad oggi accertate si prevede che al consumo attuale, ma a prezzi di estrazione via via sempre più elevati, non ne resti che per 20-30 anni. Anche la Commissione europea si è espressa affermando che il nucleare non è considerabile come fonte rinnovabile.
La classificazione delle diverse fonti è soggetta a molti fattori e quindi risulta difficile, dunque identifichiamole tramite l’inquadramento della normativa europea (direttiva 2003/54/Ce e 2009/28/Ce).

Le direttive europee riconoscono come “fonti energetiche rinnovabili” le seguenti fonti non fossili:

• eolica
• solare
• aerotermica
• geotermica
• idrotermica e oceanica
• idraulica
• biomassa
• gas di discarica
• gas residuati dai processi di depurazione
• biogas
Rispetto alla direttiva del 2003, la più recente direttiva 2009/28/Ce ha aggiunto e definito due nuovi fonti energetiche:
• energia "aerotermica": l'energia accumulata nell'aria ambiente sotto forma di calore;
• energia "idrotermica": l'energia immagazzinata nelle acque superficiali sotto forma di calore.

Siamo riusciti a classificare la maggior parte delle fonti di energia ma dell'incenerimento dei rifiuti (la cosiddetta "termovalorizzazione")?
A proposito della termovalorizzazione è da notare che solo in Italia (in violazione delle direttive europee in materia) viene considerata rinnovabile totalmente l'energia prodotta dalla termovalorizzazione mentre la UE considera invece "rinnovabile" solo la parte organica dei rifiuti (ovvero gli scarti biodegradabili).
Fonte rinnovabile, per la UE, significa quindi riproducibile dal Sole attraverso la fotosintesi e la catena trofica. Tale posizione è condivisa da gran parte dei movimenti ambientalisti, che sostengono di dover scartare da tale conteggio l'energia prodotta dai rifiuti solidi urbani, in quanto questi sono prodotti anche con materie prime fossili o prodotti sintetici non biodegradabili. La sola parte organica dei rifiuti sarebbe dunque da considerarsi realmente "rinnovabile".

Vediamo da vicino l’Italia come si comporta con la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Per lungo tempo la produzione energetica italiana è stata in larga parte rinnovabile, grazie alle centrali idroelettriche dell'arco alpino e dell'Appennino. Oggi  a causa della grande richiesta di energia e all’impossibilità di costruire nuove grandi installazioni idroelettriche, le rinnovabili rappresentano quote minori della produzione.
Nel 2010 l'Italia ha prodotto circa 76,9 TWh di elettricità da fonti rinnovabili, pari al 22,2% del fabbisogno nazionale lordo, con il 15,8% proveniente da fonte idroelettrica e la restante parte data dalla somma di geotermico, eolico e combustione di biomassa o rifiuti. Con tali valori, l'Italia risulta essere il quinto produttore di elettricità da fonti rinnovabili nell'UE.
È da notare, tuttavia, che solo negli ultimi anni la produzione rinnovabile italiana è cresciuta in maniera significativa grazie ad una sensibile crescita delle fonti eolica e fotovoltaica. Inoltre, nonostante gli incentivi, l'Italia deve anche fare i conti con ritardi legislativi e di adeguatezza delle reti di distribuzione.

In conclusione le nuove tecnologie in via di sviluppo permettono di ottenere energia rinnovabile per il futuro ad un prezzo competitivo risolvendo così il grosso problema della sempre più crescente richiesta di energia.  Un altro punto a favore delle Rinnovabili, inoltre, è che per lo più sono delle risorse locali e cioè delle risorse che garantiscono un minore spreco per il trasporto, maggiore sicurezza nell'approvvigionamento, ed una benefica valorizzazione del territorio con un evidente miglioramento anche economico, incrementando il livello occupazionale locale.


Ci stiamo avviando ad un'era di produzione energetica esclusivamente derivante da fonti rinnovabili ed in Italia avviene in gran parte utilizzando fonti energetiche non rinnovabili, il restante fabbisogno elettrico viene coperto con l'acquisto di energia elettrica dall'estero e in misura minore con fonti rinnovabili! É decisamente arrivato il momento di cambiare!

Lascio un link di collegamento alle normative europea direttiva 2003/54/Ce e 2009/28/Ce (sono file in pdf)
CLICCA QUI PER LA DIRETTIVA 2003/54/Ce    CLICCA QUI PER LA DIRETTIVA 2009/28/Ce

Nel prossimo post parleremo in particolare della produzione di energia in Italia.
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